L'era Prandelli: Cassano sarà il punto di riferimento
Qualità, responsabilità, sincerità. La "rivoluzione" azzurra di Cesare Prandelli ruota intorno a questi tre princìpi, ritenuti fondamentali per la rinascita del calcio italiano. Al suo primo raduno a Coverciano - dove l'Italia è da oggi in ritiro in vista dell'amichevole di martedi' prossimo all'Upton Park di Londra contro la Costa d'Avorio- il tecnico di Orzinuovi lancia messaggi semplici e chiari, carichi di ottimismo. L'emozione della prima volta? "C'è, eccome se c'è, ma è talmente tanta la voglia di andare in campo, di allenare la squadra, che quasi non ci faccio caso - attacca il neo ct - con i ragazzi ci siamo salutati, il primo impatto mi è sembrato bello. Ci siamo presentati con un sorriso e con la voglia di essere protagonisti". L'ITALIA DEL DOPO-LIPPI Il compito che attende l'Italia del dopo-Lippi, reduce dal fallimento Mondiale in Sudafrica, non è certo dei più semplici. Ma Prandelli carica l'ambiente e insiste sul principio di qualità degli azzurri. "Stiamo iniziando un nuovo ciclo, è verissimo, come ha detto Gigi Buffon, che si potranno incontrare mille difficolta' sul nostro cammino - continua Prandelli - l'importante è avere sempre la volontà per raggiungere i prossimi obiettivi, ovvero le qualificazioni a Europei e Mondiale. Cercare e portare in Nazionale giocatori di qualità è una scelta obbligata per come si sta evolvendo il calcio internazionale. Convocando Cassano e Balotelli ho voluto proprio lanciare questo messaggio, e ho avvertito la necessità di responsabilizzare subito entrambi". CASSANO Proprio Cassano e Balotelli, i due grandi "esclusi" della gestione lippiana, rappresentano le principali novità del nuovo corso di Prandelli. "Antonio ha un'età matura - spiega il ct - questa è per lui un'opportunità straordinaria. Se gli ho parlato? A volte le parole non servono, certi giocatori parlano anche con i gesti, con i movimenti. La sua avventura in Nazionale può avere continuità nel momento in cui lui non si sentirà solo un protagonista, ma un punto di riferimento per la squadra. Non so se gli sarà assegnata la maglia numero 10. De Rossi sta radunando i compagni e saranno loro a decidere i numeri". CASO BALOTELLI Riguardo a SuperMario Balotelli non sono previsti "trattamenti" particolari di gestione dopo il "fallimento" della cura Mourihno. "Penso che ognuno debba essere sempre se stesso - dice Prandelli - intendo nel modo di rapportarsi con le persone e di gestire il gruppo. Se si è sinceri, veri, tutti i modi di gestire un giocatore saranno quelli giusti. La sincerità per me ha una straordinaria importanza. Vorrei ascoltare i ragazzi più che parlare loro". In attesa di conoscere quale modulo adotterà la nuova Italia ("in questi allenamenti cercheremo di capire come esaltare al meglio le caratteristiche dei singoli"), e allontanando paragoni con altre realtà europee, vedi Spagna ("non deve essere il nostro riferimento, non possiamo snaturare il nostro modo di fare calcio"), c'è il tempo per chiudere il recente capitolo della storia del nostro calcio. "Dopo i Mondiali, non mi sono mai sentito solo per piu' di un secondo. A parte la delusione di tutto l'ambiente, c'è sempre stata solo la voglia di trasmettere entusiasmo. Da commissario tecnico continuo a fare la stessa vita di sempre, solo che le persone che incontro sono diverse e mi fanno sentire più responsabile. La gente mi chiede di motivare la squadra e penso che la paura principale sia quella di superare i propri timori. Con Lippi ho parlato, era amareggiato ma non siamo entrati in temi specifici. Ricordiamo che lui è comunque un campione del Mondo. Da telespettatore, guardando certe partite ho avuto la sensazione che sia mancata la convinzione, la consapevolezza che ti stavi giocando un Campionato del Mondo". PIU' CHIAREZZA E DISCIPLINA La nuova-era Prandelli si schiude nel segno della chiarezza, e di una nuova disciplina, in campo e fuori. "Ritengo interessante la proposta di redigere un regolamento firmato dai giocatori per l'accesso in Nazionale basato su comportamenti più o meno corretti tenuti nelle gare di campionato - ammette Prandelli - l'idea è quella di creare un clima di serenità e responsabilità. E penso che gli italiani vogliano vedere un gruppo motivato, responsabile e generoso". Sul delicato tema oriundi già denso di polemiche politiche (vedi la convocazione di Amauri), il ct è lapidario. "Vado avanti per la mia strada". D'altronde ogni ct che si rispetti finisce per suscitare polemiche. "L'anno scorso tutti avevano criticato la convocazione di Gilardino perchè dicevano che aveva troppi impegni con il suo club, ora criticano me perchè non l'ho convocato. Ma sia lui sia Pazzini li conosco bene, ho preferito quindi convocare quei giocatori che conoscevo meno. Marchetti? Non ho ancora parlato con lui, da un lato umano è giusto che fosse qui con noi".