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In fondo gli italiani faticano

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Epoi dicono che gli italiani non vogliono lavorare... Ieri il nuoto di fondo, dopo le imprese mondiali di Valerio Cleri, ha regalato uno storico tris al nostro paese in campo maschile mentre la Consiglio ha vinto l'argento in quello femminile. Tutto azzurro il podio della 5 km per impreziosire con altri successi una tradizione nata da qualche anno in questa disciplina dove, se ti va bene, devi respingere gli attacchi delle meduse che si presentano tra le gambe come i pensionati all'ufficio postale all'inizio del mese o di qualche busta piena di rifiuti lasciata in mare dallo yacht di passaggio. Oppure, come accaduto nel Lago di Balaton devi nuotare tra correnti stranissime e un colore dell'acqua che fa rimpiangere quello di Fregene a ferragosto. Ebbene i nostri eroi hanno sbaragliato gli avversari, bracciata dopo bracciata, mandando un messaggio ai superpagati campioni del calcio o del basket che stanno prendendo schiaffi da tutte le parti. Qualunquismo? Forse ma anche la certezza che i nostri atleti si confermano bravi negli sport di fatica. Già nei primi anni del Novecento, per la cronica carenza degli impianti, l'Italia si esaltava per la leggendaria impresa di Dorando Pietri o del marciatore Ugo Frigerio nelle Olimpiadi di Anversa e in quella successiva di Parigi del 1924. Ma nel secolo scorso hanno brillato tante stelle come quella di Orlando Pizzolato, due volte vincitore della maratona di New York ('84 e '85) o quella di Gianni Poli autore della stessa impresa nella Grande Mela. E poi Bordin e Baldini fino ad arrivare a Schwazer, alla maratoneta Incerti e a Meucci nei 10.000 degli ultimi Europei. Ma non solo nell'atletica, la parola fondo ci porta bene: basta ricordare le sciatrici Stefania Belmondo e Manuela Di Centa oppure il nuoto. Sembra quasi che quelle cinque lettere, fondo appunto, aprano il cuore ai nostri atleti al di là dello sport. Fatica, sudore, lavoro alla faccia del doping: la ricetta italica che dovrebbero usare anche i politici magari per fare meno danni e regalare qualche impianto sportivo in più per i nostri giovani.

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