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L'atletica azzurra cala il tris d'assi

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Algiro di boa dei campionati, l'Italia getta oggi in campo tre fuoriclasse. Cronologicamente, con partenza alle 7.35, i 50 chilometri di marcia con Alex Schwazer, e poi i turni iniziali di qualificazione per alto femminile e lungo maschile con Antonietta Di Martino e Andrew Howe. Reduce dal secondo posto sui 20, Schwazer gioca il suo prestigio di olimpionico in carica sulla distanza più lunga ed a lui congeniale. Dovrebbe vincere. Anzi, gli si chiede di vincere. Momento delicato, nella superba carriera del ventiseienne altoatesino, ampiamente consapevole di come ai campioni, soprattutto a loro, sia complicato perdonare i passi falsi. L'ulcera psicofisica sofferta ai Mondiali di Berlino è tutta da sanare. E la medaglia d'argento vinta a Barcellona nella giornata d'esordio, se può costituire un motivo d'ostentazione per i consuntivi federali, lo è molto meno per un atleta le cui ragioni sono spesso diverse da quelle degli altri e che fa d'un temperamento da primo della classe, insieme con un innegabile talento, la sua arma migliore. Grandi agonisti, come ieri Gibilisco, perfetto con il 5.65 di qualificazione nell'asta, sono anche Di Martino e Howe. La prima scenderà in pedana a metà mattinata per un assaggio della finale in programma domenica. L'1.92 posto come ostacolo alla qualificazione non turba i sonni della signora di Cava de' Tirreni. Ha la terza prestazione mondiale stagionale: il suo 2.01 è preceduto dal 2.03 della croata ed iperblasonata Blanka Vlasic e dal 2.02 della tedesca Arlane Friedrich. Tigri in pedana, e grande spettacolo. Non ostici, per Howe, gli otto metri del turno iniziale del salto in lungo. Quanto alla finale di domenica, sarà una delle più aperte: liste alla mano, cinque atleti si giocano la vittoria sul filo di undici centimetri.

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