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È sempre Zeman

Zdenek Zeman, allenatore del Foggia

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«Al posto dei famigerati gradoni ci sono solo tre gradini, ma ci si può lavorare lo stesso». A Valdaora in Trentino, sede del ritiro dell'erigendo Foggia fino all'8 agosto, fa freddo. Zdenek Zeman, però, non può rinunciare a fumare. «Andiamo a parlare fuori l'albergo», si accende una sigaretta dopo l'altra (cinque nel giro di una trentina di minuti) e non cambia di una virgola. Le solite pause, il tono di voce basso e l'accendino sempre a portata di mano. Parole del boemo, per la gioia dei suoi adepti ancora accecati dai ricordi delle meraviglie zemaniane e per il dispiacere dei suoi detrattori. Zeman, cosa si prova a ritornare a Foggia? «Volevo tornare a fare calcio. L'occasione per ricominciare è arrivata con una società e con una città che mi hanno regalato tante soddisfazioni. Le sensazioni sono molto positive». Il Foggia, Casillo presidente, Pavone direttore sportivo e Zeman allenatore: cosa è cambiato rispetto a 16 anni fa? «Siamo più vecchi».   Il modulo resterà sempre il 4-3-3? «Per me rimane sempre lo schema migliore, lo dice la geometria. Stiamo cercando i giocatori adatti per metterlo in pratica». Si aspettava di tornare? «Io ero sempre a disposizione, gli altri no... ». Gli altri chi? «Le altre società, ma io non avevo mai perso le speranze. Penso che gli allenatori di oggi non abbiano il giusto riconoscimento dalle società». Si spieghi meglio. «Agli attuali tecnici di serie A mancano esperienza e risultati. Non vengono scelti per meritocrazia ma per convenienza. In A non ce n'è uno che abbia ottenuto i miei risultati dal punto di vista della valorizzazione dei giocatori a disposizione».   Mourinho? «Un fenomeno mediatico. Ha fatto vincere la Champions all'Inter, ma il modo in cui ci è riuscito non è condivisibile. Ho visto molti tifosi interisti vergognarsi per il gioco e per i comportamenti tenuti dalla loro squadra». Davvero poteva sostituire Mourinho all'Inter?  «L'ho letto solo sui giornali. Mi ha fatto piacere che Moratti abbia parlato bene di me».   Lei cederebbe Balotelli? «Lui è un giocatore con un talento sopra la norma, sarebbe una grave perdita per l'Inter se lo vendesse senza sopperirlo adeguatamente. A me piacciono i calciatori che sanno giocare al calcio». Lei ha lanciato Vucinic. «È un fuoriclasse ma secondo me in questi anni non è migliorato». Totti ancora il più forte? «Palla al piede sì, anche se fisicamente non è più quello di quando era giovane». La Roma può lottare con l'Inter? «Nel calcio può succedere di tutto, ma i nerazzurri sono ancora superiori».   Perché tra lei e Ranieri non c'è simpatia? «Non è vero. Lui, quando giocava ancora col Palermo, veniva a studiare i miei allenamenti a Licata».   Il calcio è uscito dalle farmacie e dagli uffici finanziari? «Lasciamo stare, altrimenti devo uscire dal calcio per altri dieci anni».   Il doping è sempre un problema attuale? «Se ne deve continuare a parlare, ma lo devono fare quelli che guidano il calcio». Come si spiega la crisi del calcio italiano? «Si fa poco calcio sul campo». E fuori dal campo si fa abbastanza per il calcio? «Il calcio è sempre meno gioco e più business». Zeman, incorreggibile, si accende un'altra sigaretta e saluta...

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