Falcao e il percorso di guerra

 RISCONE - Estate 1980. La Federcalcio ha appena riaperto le frontiere dopo un ventennio di autarchia, a patto che ogni società tesseri un solo straniero. Tra Zico e Falcao la Roma sceglie quest'ultimo e il suo arrivo a Fiumicino si trasforma in un bagno di folla. Lo stesso accade quando la squadra sale a Brunico per il ritiro estivo. La gente impazzisce per il brasiliano, che si confronta subito con i metodi innovativi di Liedholm, Tessari, Colucci e Boldorini. Tra questi il famigerato «percorso di guerra», una durissima corsa tra i boschi circostanti al campo di allenamento che Pruzzo, ad esempio, non portò mai a termine. Altri, invece, studiarono ogni tipo di scorciatoia per evitare di percorrerlo tutto. Il record di velocità appartiene ancora a Francesco Rocca. Dopo di lui Paolo Baldieri. Falcao si trovò subito bene col «Barone», che un giorno ci confidò di vivere in assoluta tranquillità le partite in cui giocava perché «lui era il mio allenatore in campo e quello che faceva andava sempre bene». Gli allenamenti di Liedholm erano molto basati sul gioco con il pallone e ai brasiliani questo è sempre piaciuto. Il lavoro sul fondo, invece, è più tipico degli europei. La preparazione di Ranieri, da quello che si vede in questi giorni, è molto simile a quella di Liedholm e forse anche per questo Adriano ha ritrovato il sorriso.