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Già ripartito il calcio senza tregua

Il ct della Nazionale italiana di calcio Cesare Prandelli

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Come si usa nella società informatica, anche nel calcio non c'è tregua: il Mundial 2010 è appena concluso che già gran parte delle 20 società di serie A e delle 22 di serie B cominciano a riunirsi, ad allenarsi, a studiare schemi e progetti per la stagione che non è prossima ma già presente, già avviata. Mentre ai vertici della FIFA, dell'UEFA e dei Centri Tecnici si pensa già al Mundial 2014 che sarà ospitato nientemeno che dal Brasile: come dire che la rivincita sui risultati di Città del Capo e dintorni è già partita perché il Brasile, come del resto l'Argentina, l'Olanda e, se permettete, l'Italia non possono rassegnarsi all'esito poco brillante della gita nella terra di Mandela. Da noi, le novità non sono poche né trascurabili, anche se non tutte entusiasmanti. Discutibile, secondo il vostro vecchio cronista, è la separazione ufficiale e burocratica tra serie A e serie B, che significa un po': noi ci facciamo i fatti nostri, voi arrangiatevi.   Dimenticando che da quando esiste il calcio, il football inglese, esiste il meccanismo promozione-retrocessione, che dà sale e pepe ai campionati, in testa come in coda alla classifica, e soprattutto non ghettizza e non umilia gli appassionati della provincia, che in un paese con la storia del nostro è – se vogliamo – provincia per modo di dire. Invece di dividere le due serie maggiori, sarebbe stato e potrebbe ancora essere più saggio ridurre gradualmente, secondo i regolamenti, gli effettivi di serie A e magari organizzare la serie cadetta su due gironi. Puntando, soprattutto, ad un calendario meno pesante ed impegnativo che, come si è constatato anche in Sud Africa, logora i muscoli e i nervi anche dei migliori calciatori del mondo perché impone mostruose fatiche in nome del famoso motto americano - «the show must go on» - lo spettacolo deve continuare ad ogni costo: campionato mattina e sera, giorno e notte; coppa nazionale; coppa europea; coppa mondiale, e poi partecipazione all'attività della Nazionale di casa e di quella degli ospiti. Una condanna ai lavori forzati che toglie dalla ribalta, per infortuni non brevi, campioni come Totti, come Pirlo, come Buffon e via discorrendo. Più accettabili, o addirittura incoraggianti, sono le altre novità della stagione 2010-2011: la riduzione degli extra-comunitari; il potenziamento dei vivai giovanili; la mobilitazione di ex-calciatori azzurri come dirigenti del movimento, dal vice-presidente Albertini al grandissimo Baggio, nuovo responsabile del Settore Tecnico a Sacchi e Maldini, Cabrini ed Antognoni, mentre il successore di Lippi, l'ottimo Prandelli, è già al lavoro per ricostruire dalle fondamenta la Nazionale Azzurra, in nome di una tradizione gloriosa che si è realizzata finora nella conquista di ben 4 titoli mondiali, soltanto uno meno di quelli collezionati dal Brasile: appuntamento a Rio. A proposito di Prandelli sarà interessante seguire a Firenze il lavoro del suo erede, lo slavo Mihajlovic, che si può considerare una delle rivelazioni nel ruolo per le prove offerte negli ultimi campionati, anche se colpisce l'abissale differenza di personalità e di metodi tra lui e il nuovo tecnico azzurro.   Un altro debuttante (per modo di dire) sulla grande scena del campionato al massimo livello e il nuovo CT della Juventus, Del Neri, che ha già offerto però una dimostrazione della sua bravura trovando un nuovo ruolo per Diego, come seconda punta, anziché sacrificarlo. Ma a questo punto scatta l'argomento del mercato, che si presenta piuttosto difficile per ragioni finanziarie e che è appena iniziato.  

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