Quel polpo non prende granchi
C'è quella vecchia barzelletta. In un ristorante di Marechiaro qualche cliente chiede di mangiare il polpo. Per dimostrare come l'animale sia fresco, anzi addirittura vivo, il cameriere lo preleva dall'acquario in cucina, e lo mostra ai commensali, sbattendolo con energia contro il piatto per far vedere come sarà ucciso. Poi, quando nessuno vede, lo ributta in acqua. E il polpo, intontito e amareggiato, scivola sul fondo sospirando: «Ma pozz'campà accussì?». Il leggendario Paul starà coltivando pensieri analoghi. Chi gliel'ha fatto fare a rivelarsi un infallibile indovino per le partite dei Mondiali? I tedeschi erano rimasti appesi ai suoi vaticini. Scrutando dentro la vasca dello zoo marino di Oberhausen, avevano appreso in anticipo dell'imprevedibile sconfitta contro la Serbia, e dell'infilata di vittorie fino alla semifinale contro la Spagna. Quando in diretta tv la Germania ha visto il cefalopode infilare i tentacoli nella cassetta con la bandiera iberica, si è capito come sarebbe andata, 24 ore prima del fatale colpo di testa di Puyol. In quei convulsi momenti, i tedeschi hanno gridato alla combine: nella scatola con il vessillo teutonico ci sarebbero state cozze avariate. E invece. I nipotini di Bismarck non sono mai stati teneri verso i traditori. Qualcuno medita di giustiziare Paul in un trionfo di patate e rosmarino, altri propongono la graticola. Per salvare il preveggente dalla vendetta germanica, gli animalisti chiedono di liberarlo in un parco marino della Francia, mentre gli spagnoli aspettano la sua previsione per la finale contro gli olandesi, prima di eleggerlo a eroe nazionale o destinarlo alla paella. Nel dubbio, ieri Zapatero ha testualmente affermato che «per garantirne l'incolumità, «a Oberhausen devono organizzarsi con delle guardie del corpo». A non volerlo (ancora) morto sono di certo i bookmaker, che danno a quota 2,00 il pronostico esatto del polpo per domenica. È questa piovra l'eroe dei Mondiali. I suoi tentacoli hanno affascinato più dei piedi di Messi o di Kakà: e hanno consegnato alla società globale del Terzo Millennio la sensazione che gli antichi non avessero torto ad osservare gli animali per decifrare il futuro: Roma fu fondata dopo una sfida fra Romolo e Remo su chi avesse visto più uccelli in volo, e i poemi omerici sono affollati di presagi basati su aquile, serpenti, cervi. Ci hanno restituiti a una oscura superstizione, all'irrazionale desiderio di credere in qualcosa di incredibile. Nella decadenza contemporanea, l'unico strumento affidabile per leggere l'avvenire è «l'oracolo a otto zampe». Paul, il polpo che non ha preso mai un granchio, intuisce in che guaio si sia cacciato, e si rimprovera di aver voluto mostrare qualcosa di più della sua comprovata intelligenza. Ripete angosciato: «Ma pozz'campà accussì?».