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L'Olanda vola in finale

Giovanni van Bronckhorst (S) esulta

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France Football ha proprio ragione quando scrive che quest'anno Sneijder trasforma in oro ogni cosa che tocca. È stato così con l'Inter e al Mondiale, nel quale ha trascinato l'Olanda alla terza finale della sua storia con il gol che al 25' della ripresa ha indirizzato la semifinale contro l'Uruguay. Un tiro a giro sul quale resta il dubbio della posizione di Van Persie (in linea o in fuorigioco? difficile dirlo anche al replay) e che è diventato il gol numero 2.200 della storia della coppa del mondo e il suo quarto personale in un torneo del quale, insieme allo spagnolo Villa e al suo connazionale Robben (autore del 3-1 due minuti dopo) è il vero protagonista. Così, dopo trentadue anni, l'Olanda tornerà a disputare una finale mondiale. L'ultima volta le capitò nel 1978, quando fu co-protagonista involontaria del farsesco torneo disputato nell'Argentina dilaniata dalla tragica vicenda dei desaparecidos e da una giunta militare che usò il torneo a suo uso e consumo. Quella sera, a Buenos Aires, finì il ciclo d'oro della grande Olanda di Neeskens, Krol, Hann e Cruijff, che a quel mondiale non partecipò per la paura di essere rapito. Una squadra bellissima che rivoluzionò l'ingessato mondo del calcio con il suo spirito libero e il gioco totale, ma che ebbe nel suo destino quello di essere ricordata come bella e perdente. In quegli anni '70, infatti, aveva già disputato e perso la finale del mondiale del 1974 in Germania. Una gara che domenica, se stasera i tedeschi batteranno la Spagna, potrebbe trovare finalmente la sua rivincita qui in Sudafrica, dove la nuova nazionale olandese delle meraviglie ha riportato il calcio «orange» agli antichi splendori proprio nella terra che ha più figli di olandesi dopo quella di origine, il Sudafrica. Con la speranza, ovviamente, di sconfiggere la tradizione maledetta che la perseguita nelle finali mondiali, anche perché perderne tre su tre sarebbe un tremendo record negativo. A trascinare l'Olanda in finale sono state le invenzioni di Robben, il genio di Sneijder, il gran mondiale disputato da Kuyt e il gruppo costruito da Van Marwijk, uno che quando giocava era un individualista incallito. Crescendo si impara dai propri errori di gioventù e spesso si cambia. Dopo l'immediato vantaggio di Van Bronckhorst e l'1-1 dell'Uruguay con Forlan al 41', il ct olandese ha fatto il cambio decisivo nell'intervallo (Van Der Vaart per De Zeeuw) ridando slancio alla sua nazionale, che come ha sempre fatto finora ha pian piano ripreso in mano il pallino del gioco nella ripresa fino a segnare i gol del sogno con i suoi due nuovi alfieri. Quelli che oggi «rischiano» di scalzare dal podio del calcio olandese i miti degli anni '70, che diventarono tali proprio nel 2-0 rifilato all'Uruguay nel 1974 in Germania. Con il 3-2 ottenuto ieri contro lo stesso avversario, mai domo fino all'ultimo come dimostra il gol di Pereira nel recupero, i loro eredi del 2010 hanno scritto un'altra pagina storica del calcio olandese.

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