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Mai vinto una Coppa in trasferta

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Il commissario tecnico della Nazionale Marcello Lippi

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Chi dice che l'Italia è da un pezzo fuori dal Mondiale? Al penultimo atto, ancora in corsa sei protagonisti del nostro campionato, anche se mi rimane difficile spendere questa definizione per il milanista Huntelaar, quello autentico è Sneijder, sulla opposta sponda cittadina. E poi ci sono quattro uruguagi, Muslera, Gargano, Caceres e Cavani, Germania e Spagna della Serie A se ne fregano altamente. Pure avrebbero pieno titolo per parteciparvi, anche se adesso la Federcalcio ha messo le cose a posto per rimediare alla catastrofe mondiale. Mentre negli stadi sudafricani i giocatori esibiscono scritte per il «no» a ogni forma di razzismo, qui da noi diventa questione di sfumature linguistiche: un danese è legittimato, un ghanese appestato. Non so se il Consiglio Federale abbia agito giudicando Marcello Lippi alla stregua di un extracomunitario, dunque responsabile di ogni male. La Lega strepita, manifesta palese insoddisfazione, ma dalla preistoria non riesce a far sentire il suo peso, il potere resta nelle mani dei dilettanti, per di più incapaci. Chiudo la parentesi malinconica per celebrare la crescita di questo Mondiale: partito un po' a rilento, ma nobilitato dalla bella irriverenza di chi si è concesso il lusso di prendere a sberle i grandi favoriti della vigilia, dal Brasile, all'Argentina con bagaglio (Maradona) al seguito, all'Inghilterra tradita da una stagione troppo intensa. Per non parlare delle finaliste dell'edizione più recente, l'Italia e la Francia, di buon peso il Portogallo di Cristiano Ronaldo, altra stella della Notte di San Lorenzo con Messi e Rooney. Avevano fatto paventare un ruolo di comparsa per la gloriosa Europa, che invece si è nuovamente impossessata di un ruolo dominante. Fino a lasciar prevedere, se l'Uruguay non produrrà inattesi prodigi, che per la prima volta una squadra europea possa firmare una vittoria mondiale al di fuori del proprio continente, impresa finora riuscita al solo Brasile, e per due volte, in Svezia e in Asia. Non si possono considerare in equllibrio le due semifinali, perché gli olandesi eversori del maestoso Brasile hanno motivazioni fortissime, loro che neanche quando si imponevano alla generale ammirazione erano riusciti ad andare oltre il titolo europeo in Germania: c'è lo scoglio Uruguay da superare, ma i connotati di una finale anticipata sembra averli la sfida tra i tedeschi e gli spagnoli. La Germania, finora la squadra più bella e gratificata da consensi generali senza eccezioni, deve far fronte a una formazione che all'altissimo livello qualitativo unisce crescita atletica, fino a far ritenere che la lunga maledizione che ha accompagnato le sue avventure mondiali possa finalmente essere esorcizzata. David Villa è in questo momento la sola stella superstite, per il suo ruolo, ma avrà accanto il genio manchego Andres Iniesta. Ci sarà da divertirsi: da spettatori, per niente rattistrati dopo avere visto gli Azzurri.

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