La disfatta dei giganti
È la caduta degli Dei: inevitabile. Dopo i ko di Francia, Italia, Inghilterra e Brasile ieri è toccato all’Argentina di Maradona dire addio alle speranze mondiali. El Pibe de Oro, da molti considerato il giocatore più forte che abbia mai praticato questo sport, si accoda alla sfilza di colleghi illustri che lo avevano preceduto nella mesta strada del ritorno verso casa. Ma il botto più forte resta quello fatto proprio dalle due finaliste della scorsa edizione. Francia e Italia addirittura fuori nella fase a gironi. Figura mestissima per entrambe. Causa effetto che ha azzerato la testa della federazione francese, senza scalfire invece quella italiana legata, come sempre, ad altre logiche. Alcune inspiegabili come quella di annunciare l'addio del ct Lippi prima ancora di iniziare l'avventura Mondiale: come se lo avessero saputo dall'inizio che sarebbe stata la peggior disfatta della storia del nostro calcio. Poi la flagorosa esplosione dell'Inghilterra di Capello, data tra le favorite, proprio contro la Germania che gli ha rifilato quattro gol e una carico di dubbi tuttora da sciogliere. Il primo, quello riguardate il tecnico italiano, la FA lo ha già risolto: avanti con Capello fino al 2012. Il secondo è legato al futuro di molti giocatori ormai a fine-ciclo: anche lì c'è bisogno di una ringiovanita colossale. Quindi la sconfitta clamorosa del Brasile, grande favorito per la vittoria finale (i bookmakers stanno lì a confermare), contro un'Olanda più compatta e concreta: molto più squadra. Al lutto nazionale indetto dalla seleçao che oggi tornerà a casa con le pive nel sacco, ha fatto da contraltare l'ennesimo addio: quello di Dunga che lascia la panchina verdeoro e apre nuovi scenari per il futuro. Uscire sconfitti da un mondiale in Sudafrica contro l'Olanda può accadere, ma perderlo in casa (la prossima edizione del 2014 si giocherà proprio in Brasile) non è un'ipotesi che i brasiliano possono prendere in considerazione. E siamo all'ultimo inaspettato ko: quello dell'Argentina umiliata ieri dalla giovane e moderna Germania di Loew. Quello tedesco è un modello da pendere in considerazione per il futuro: nessun limite di extracomunitari nelle squadre di club e tanto spazio per i giovani (sentito Abete!?). Ma forse i tecnici dei «giganti d'argilla» avrebbero dovuto pensare anche meglio alle proprie scelte. Tornano alla mente le esclusioni eccellenti che avevano fatto discutere alla vigilia di questo mondiale. Che Domenech avesse figli e figliastri era cosa nota, ma le scelte di Lippi (fuori Totti, Cassano e Balotelli), così come quelle di Dunga (a casa Ronaldinho e Pato) erano sembrate inspiegabili. Ci avrà pensato anche Maradona, ieri, al quale forse avrebbero fatto comodo Cambiasso e Zanetti contro una Germania devastante che non ha lasciato spazio agli argentini. Mai stata una partita, perché il gol di Muller dopo tre di gioco, ha spaccato la gara a metà. Senza un gioco vero, ma soprattutto senza un leader carismatico in campo (Messi inesistente), l'Argentina si è rapidamente persa non dando mai nemmeno la sensazione di poter riaprire i giochi. Poi i tedeschi hanno dilagato chiudendo con un 4-0 netto che è lo specchio di una partita, ma soprattutto di una filosofia... e non solo di gioco. L'Olanda l'aveva fatta intravedere contro il Brasile, la Germania di Loew l'ha messa realmente in campo: altro che mondiale sudamericano, si va prospettando una finale tutta europea... e non sarebbe niente male!