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Abete fa il bis

Il presidente della Figc Giancarlo Abete Giancarlo Abete

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Come da programma non c'è stato il passo d'addio del presidente federale Abete al quale il Consiglio della Ficg di ieri ha confermato piena fiducia. Tutto a posto, come se nulla fosse successo. Come se non fosse bastato il fallimento politico delle candidature a Euro 2012 prima e 2016 poi, è arrivato il crollo al mondiale sudafricano. Ma anche quello è già un lontano ricordo al grido di «Ripartiamo!». Due ore per spiegare che non è stata «solo» colpa sua e per illustrare quello che ha definito il «progetto del rilancio». Palliativo per smaltire una delusione ancora fresca, già attenuata anche se solo in parte dal cambio di guardia Lippi-Prandelli. «Il calcio è gioie e amarezze - apre filosofico - è giusto ci sia massima espressione e libertà di critica ma sono arrivati anche tanti attestati di stima. Penso di avere tanti difetti ma non sono un presuntuoso e ritengo che questa esperienza mi abbia testimoniato che le scelte sono state giuste e che la qualità dei rapporti impostati era positiva. Non mi sento tradito da nessuno». E in quel nessuno c'è tutto: Lippi, giocatori, staff e compagnia cantante. Così, senza colpo ferire, spiega il primo passo verso il rinnovamento: l'approvazione della norma sul tesseramento degli extracomuntari nei campionati professionistici (esecutiva da subito... e questo è il nodo della discussione), che ha mandato su tutte le furie la neonata Lega di Serie A targata Beretta-Lotito. Sarà possibile tesserare un solo giocatore extracomunitario, sempre in sostituzione di un altro, senza possibilità di aumentare il numero attuale nell'organico societario. Ma si affretta a spiegare: «La riduzione del numero degli extracomunitari non è l'effetto dell'eliminazione ai Mondiali: non c'è un rapporto di causa-effetto. Già prima del Mondiale alcune componenti avevano evidenziato che il trend di crescita dei giocatori non convocabili in Nazionale richiedeva un provvedimento. La Lega di Serie A si è lamentata perché questa norma è operativa da subito? Le aspettative sono una cosa, le norme un'altra». E non ditegli che la decisione presa va in controtendenza rispetto all'apertura del giorno prima del nuovo ct Prandelli. «Non c'è alcuna contraddizione con l'apertura agli oriundi, perché questi sono cittadini italiani e non possono essere discriminati». La chiusa, inevitabile, sui giovani fin troppo trascurati. «Negli ultimi tre-quattro anni c'è stata poca attenzione ai vivai e la politica federale è agevolare chi utilizza giocatori convocabili in azzurro». Già, come se le politiche del nostro calcio finora le avesse fatte chissà chi. Ma il presidente della Figc non è lui?!  

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