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Nuova era

Cesare Prandelli

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Partita! La nuova era della nazionale italiana ha preso il via ieri pomeriggio nella sala stampa dello stadio Olimpico di Roma. Dall'altra parte del tavolo Cesare Prandelli e il numero uno della Figc (almeno fino a oggi...) Giancarlo Abete. Dopo la firma (mercoledì) del quardiennale da 1.2 milioni a stagione, ieri è stato il momento delle parole, dei programmi e delle buone intenzioni: tante. Prandelli parte con l'inevitabile plauso e i ringraziamenti di rito. Poi inizia a dire le cose vere: la prima è cercare una soluzione per rimettere in piedi l'Italia del calcio devastata dalla disfatta annunciata in Sudafrica. «Ricette non ce ne sono - attacca - se non la volontà di iniziare questa nuova avventura per ottenere cose importanti. Il lavoro di Lippi, al quale mando un saluto, non è da buttare: Marcello è un ct campione del mondo che lascia un'eredità positiva, una certa mentalità, un attaccamento particolare a questa maglia. È da qui che dobbiamo ripartire: tutti». E per farlo ci sarà bisogno anche di spazzar via tutti i pregiudizi che avevano tagliato fuori telenti più o meno simpatici o accomodanti. «Quello che si è fatto si è fatto, vorrei vedere una programmazione che abbia la finalità di proporre giocatori di qualità. Le scelte sono sempre discutibili ma in Italia la qualità c'è e il movimento riesce sempre a produrne«. Inevitabilmente il discorso arriva ai due grandi esclusi in Sudafrica: Cassano e Balotelli. «Antonio con il matrimonio è diventato sereno e maturo: si vede che l'aver incontrato Carolina gli ha fatto bene. L'ho visto molto cresciuto. Balotelli non lo conosco, ma gli consiglio di vivere con serenità questa meravigliosa professione: per lui vedremo di far quadrare le nostre esigenze con quelle dell'Under 21». Insomma il messaggio è chiaro, Prandelli avrà un metro di giudizio basato sulla «meritocrazia, con giocatori di qualità». Il primo obiettivo è qualificarsi per gli europei. «Sto pensando alle prime convocazioni e alle partite della qualificazioni europee a settembre, sarebbe bello iniziare con partite giocate bene e migliorare di volta in volta». Ma sa già che sarà una strada non priva di insidie. «Nessuno può riuscire in breve tempo a ricominciare in positivo in tutte le situazioni. Bisogna lavorare molto sulla qualità umana ed il rapporto, c'è da fare gruppo: è da lì che dobbiamo partire, chi arriverà in azzurro deve rendersi conto che rappresenterà una nazione, non se stesso». E non farà prigionieri: l'esempio è Totti. «Al di là del rapporto straordinario con lui - spiega Prandelli - non sto pensando a Totti. Non vorrei arrivare ad una partita della vita e convocare questi grandi giocatori: significherebbe aver sbagliato qualcosa nella programmazione». No, Prandelli riparirà da qualche punto fermo, per poi sivluppare un suo gruppo. «A Buffon vorrei dargli la fascia di capitano per gli Europei. Ho letto le sue dichiarazioni di attaccamento alla maglia, è un'eredità di Lippi. De Rossi e Pilro? Grande esperienza». Ma soprattutto sarà un'Italia che apre agli italiani-extracomunitari. Prandelli non ha preclusioni in questo senso. «Se hanno la cittadinanza italiana e giocano benissimo, non vedo perchè non debbano essere convocati». L'obiettivo è chiaro e il nuovo ct azzurro non lo nasconde. «Vorrei vedere la Nazionale tra i primi quattro posti, come gli compete».

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