La ripresa ha distrutto Kakà & Co.
Non veste più arancio, la cicala. A Port Elizabeth il suo frinire ha un inatteso sottofondo di samba, la formichina olandese limita i danni, il suo inverno diventa radioso. Con quella ripresa l'Olanda distrugge il Brasile e lancia Sneijder, Robben e i fratelli alla semifinale. Dunga esce a testa bassa, tradito proprio dal giocatore la cui scelta gli aveva propiziato la contestazione del tifo e della stampa: Felipe Melo, una felice intuizione per mandare in gol Robinho, poi una serie di nefandezze, dall'autogol che ripropone l'equilibrio e impone alla gara una secca sterzata, all'orrendo fallaccio su Robben che significa rosso in automatico. Lascia dunque la scena la favorita numero uno del Mondiale, tradita anche da protagonisti simili a figuranti di scena, su tutti Kakà che non indovina né una conclusione, né un passaggio decisivo. Nel bilancio complessivo, il solo Juan merita un voto altissimo. L'Olanda ha sofferto molti stenti nel primo tempo, fuori dalla partita Van Persie, che non vi sarebbe mai rientrato, ma anche Sneijder per mezz'ora, prima di salire di tono e diventare autentico mattatore. Ancora decisivo il ruolo di Robben, Bastos costretto alla sostituzione dopo avere evitato un rosso sacrosanto, spunti irresistibili sulla fascia destra. E adesso la vecchia Europa, finora in sottordine dopo avere perduto pezzi illustri, può sognare perfino una finale in famiglia: e per la prima volta una squadra europea potrebbe vincere un Mondiale fuori dal suo continente. Può anche sperare che il drappello, dando per quasi scontato il passaggio della Spagna (che tuttavia non dovrà sottovalutare il Paraguay, grande protagonista delle qualificazioni), possa arricchirsi di un'altra esponente, nel duello al veleno che opporrà la Germania all'Argentina nel segno di un'annosa rivalità. Un lungo, interminabile dramma regala la semifinale all'Uruguay, dopo quarant'anni. Ma il Ghana è stato a un soffio dall'impresa di portare l'Africa al penultimo turno, per la prima volta nella storia. Palpiti a non finire, gli africani hanno avuto sul piede il match-point all'ultimo secondo dei supplementari: sulla linea di porta il disperato salvataggio di Suarez con le mani, rosso e palla sul dischetto. Ma Gyan, di gran lunga migliore in campo, ha spedito il pallone contro la traversa, rimandando la decisione alla serie dagli undici metri. Due parate di Muslera hanno spalancato il paradiso agli uruguagi.