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L'antidoping controlla anche le bici

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Dopoche il ciclismo ci ha abituati (col Tour spesso in copertina) allo spettacolare gioco di guardie e ladri tra doping e antidoping, restava da varcare una frontiera su questo versante, e la varcheremo proprio oggi. Per la prima volta, infatti, le biciclette, che fin qui erano sottoposte solo a un controllo di routine sul peso, diverranno protagoniste di test antidoping a loro volta. Tutto nasce dalla rivelazione (fatta da Davide Cassani in tv, dopo che insistenti voci si erano diffuse su internet) secondo cui in gruppo in questi ultimi anni qualcuno avrebbe usato una bicicletta truccata, con un motorino che facilitava o addirittura sostituiva la pedalata. Il meccanismo, miniaturizzato e installato (come anche le sue batterie) all'interno del telaio, è leggero e silenzioso, e sempre sul web si è scatenata una sorta di caccia alla prestazione sospetta, all'allungo innaturale: nell'occhio del ciclone è finito lo svizzero Fabian Cancellara, di cui sono state esaminate al microscopio le vittorie apriliane a Fiandre e Roubaix. Nulla e nessuno potrà provare un eventuale frode da parte di Cancellara (che comunque si è giustamente difeso, di fronte alle facilmente smontabili prove che dimostrerebbero la sua colpevolezza), resta il fatto che l'Unione Ciclistica Internazionale, per una volta, pare tutelarsi in tempo e nei modi giusti di fronte a quest'ennesimo spauracchio. Prima di ogni tappa del Tour (corsa che ospiterà, come detto, i primi controlli di questo tipo), a campione verranno controllate diverse bici con uno scanner simile a quelli in uso negli aeroporti: se l'apparecchiatura riscontrerà la presenza di motorini o quant'altro, il corridore verrà espulso. Siamo pronti a scommettere che nessuno rischierà, ormai; ma si sa, prevenire è meglio che curare.

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