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Quarto di nobiltà

Mondiali di calcio Sudafrica 2010, Brasile in campo

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Sembra fatto apposta per demolire decenni di tradizioni consolidate, questo Brasile e Olanda primo quarto di giornata. Compatti, prudenti, un mix di equilibrio e sostanza all'europea. Questi i verdeoro di Carlos Dunga. Brillanti, offensivi, quasi sudamericani nella loro spregiudicatezza. Sono gli Orange del ct Bert Van Marwijk. Uno scambio di ruoli, in barba alle tanto decantate scuole calcistiche che dovrebbero resistere in eterno ai cambiamenti della storia. Ma se l'Olanda dei talenti alla brasiliana, gira e rigira, da Crujff in avanti non è più una novità, quasi inedito è, invece, questo Brasile forgiato nell'acciaio. D'altronde il motto «primo non prenderle» non è mai andato di moda nel paese del football «bailado». È proprio per questo che la nazionale di Dunga è stata contestata fin da subito, nonostante la qualificazione e i successi in Coppa America e in Confederations Cup. Un Brasile così, in effetti, era da tanto che non si vedeva, precisamente dal 1994. E non a caso a quella formazione che riuscì a fare suo il Mondiale americano, dettava i tempi proprio l'ex centrocampista fiorentino, ora ct. Una strada che quindi non dovrebbe spaventare la «torcida» brasiliana, considerando per di più, il precedente beneaugurante di quel torneo con l'«Arancia Meccanica». La compagine di Bebeto e Romario, autori di una rete per parte, ma soprattutto di Aldair e Mazinho, (tanto per chiarirci), sconfisse Gullit e compagni 3-2 in una sfida all'ultimo respiro (anche allora si trattava di quarti di finale). Certo grande solidità difensiva, quindi, ma a decidere, come sempre per il Brasile, i colpi dei grandi campioni. Quelli a cui si affida anche il Dunga allenatore e che si chiamano Luis Fabiano, capocannoniere della rassegna, Kakà, ancora non al massimo, e Robinho. E qui sta il grande merito di Dunga, l'aver riequilibrato la squadra, (dovrebbero tenerlo a mente in patria), senza depotenziarne la carica offensiva. Così si spiega l'ansia con cui Dunga sta cercando di recuperare lo juventino Melo, cardine con Gilberto Silva della mediana. Tolta questa incognita, l'undici brasiliano è bello che fatto, con la sola novità di Alves a destra, al posto dell'infortunato Elano. Formazione solita anche per l'Olanda che punta sul suo classico e spumeggiante 4-2-3-1, con il trio Robben, Snejder, Kuyt a sostegno dell'unica punta Van Persie. Un marchio che ha regalato punti e bel gioco e a cui Van Marwijk non intende rinunciare neanche dinanzi ai re del calcio. Non solo Brasile-Olanda, alle 20.30 si disputa l'altro quarto tra Uruguay e Ghana. Una chance da non sprecare per le due outsider della manifestazione, che in caso di qualificazione, centrerebbero una semifinale storica. Sudamericani con il trio Cavani, Suarez, Forlan,gli africani puntano sulla vena realizzativa dell'ex «udinese» Ghyan.

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