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Affari di Stato

Il ct della nazionale francese Raymond Domenech  e il capo della FFF Jean-Pierre Escalettes

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C'è sempre una spia di mezzo, in questa storia di ammutinamenti, figuracce, lacrime, dissapori privati e processi pubblici. La talpa in questione stavolta è il deputato dell'Ump Lionel Tardy, che nel corso dell'audizione di Domenech ed Escalettes al Parlamento francese, avvenuta a porte chiuse su esplicita richiesta del ct uscente della Nazionale, si è divertito a trascrivere sulla sua pagina di Twitter alcune parti dell'interrogatorio. L'opinione pubblica francese è così venuta a conoscenza della rabbia di Domenech nei confronti de «L'Équipe», il quotidiano sportivo che, pubblicando lo sfogo di Anelka nei confronti del ct nell'intervallo della partita col Messico («va te faire enculer, sale fils de pute»), avrebbe rotto la finta armonia nello spogliatoio dei galletti. Fino a causare il successivo ammutinamento e la figuraccia che, secondo le istituzioni transalpine, non riguarda solo la Nazionale ma «l'intero onore della Francia».   Davanti alla commissione Affari culturali dell'Assemblea nazionale è andata così in scena l'ennesima puntata della soap che sta portando sempre più in basso il prestigio dei Bleus. Domenech e il presidente federale Jean-Pierre Escalettes hanno dovuto rispondere alle domande del presidente della commissione Michele Tabarot. Una scena paradossale se si pensa che, al di qua delle Alpi, per il disastro azzurro ai Mondiali non pagherà nessuno e non si sentono obbligati a riferire in Parlamento neanche ministri o senatori inquisiti. Le risposte di Domenech sono state considerate dai politici francesi poco soddisfacenti. Il ct non si è assunto le responsabilità del fallimento accusando la stampa ma anche un gruppo di giocatori che «già nel pullman mi ha fatto sentire come di fronte a un muro, una cosa mai vista in 50 anni di calcio». Escalettes, invece, ha recitato sostanzialmente il ruolo della comparsa. Il suo destino è già segnato: nei prossimi giorni rassegnerà le dimissioni da quella poltrona che ha occupato nel 2006 e che l'ha visto comunque risanare i conti della disastrata Federcalcio francese e conquistare l'organizzazione degli Europei 2016. Pur senza esiti particolari, quindi, l'opinione pubblica ha avuto il suo processo e può considerarsi contenta. E poco importa che, per farlo, il governo francese abbia sfidato apertamente il presidente Fifa Blatter, che aveva minacciato di sospendere la Federazione per le inaccettabili ingerenze della politica nel calcio. D'altronde, negli ultimi tempi gli anatemi di Blatter non sembrano avere più la stessa presa. Basti pensare che ieri il presidente della Nigeria Goodluck Jonathan ha sospeso la propria Nazionale da tutte le competizioni per i prossimi due anni. Altra ingerenza politica per punire un fallimento sportivo. Insomma, guai a pensare che il calcio sia solo un gioco. Se la palla non entra in rete diventa un affare di Stato e cadono le teste. Dappertutto, tranne che in Italia e per gli italiani, vedi Capello. Ma questa è un'altra storia...  

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