Francia adieu
Una bella, limpida immagine: per lo sport, per il fair-play. Una lezione per chi aveva parlato di biscotto, l'hanno impartita al mondo dei furbi l'Uruguay e il Messico: che hanno privilegiato, rispetto alla salvaguardia della promozione sicura, l'ambizione del primato e l'obiettivo di evitare il confronto con la corazzata argentina. Una lezione per il nostro campionato, per la Lega che ritarda le contemporaneità incoraggiando giochetti sgradevoli, la sfida di Rustenburg ha regalato impegno convinto e gioco di qualità, perfino agonismo dai toni accesi però mai esasperati, bravissimo l'arbitro ungherese Kassai. La rete di Luis Suarez, l'attaccante dell'Ajax finalmente produttivo, ha anche determinato un crescendo di emozioni, perché l'ennesima disfatta francese aveva perfino riacceso le speranze di un miracolo sudafricano, inducendo i messicani a dover soffrire, il timore di subire altre reti e di ricevere notizie inquietanti da Bloemfontein. Alla fine non ce l'hanno fatta, i padroni di casa, a evitare l'uscita di scena al primo turno, evento senza precedenti per le nazioni che hanno ospitato un Mondiale, la goleada che avrebbe riaperto i giochi soltanto sfiorata. Rimane l'orgoglio per questa vittoria sui vicecampioni del mondo, loro sì a casa senza una sola nota positiva, anche se l'inutile gol di Malouda ha evitato almeno l'umiliazione dello zero nelle casella delle marcature. Domenech aveva lasciato in panchina pezzi da novanta, dopo neanche mezz'ora ha perduto Gourcuff: punita con severità, ma senza scandalo, la sua gomitata sul volto di Sebaya. Sotto di due gol, la Francia ha evitato la vergogna di un bagno di sangue grazie ai pali e agli errori di mira dei sudafricani, non l'onta di un ritorno in patria avvilente, con il peso ulteriore delle liti da osteria, delle polemiche, questa Nazionale Blanc dovrà letteralmente rifondarla. Chiaro che l'amaro destino dei «Bleus» ha incontrato ben avara solidarietà da parte del resto del mondo calcistico, quella che per Maradona (ma non per gli inglesi) era stata la «mano de Dios», quella di Henry è diventata una maledizione, il Trap, Tardelli, Robbie Keane e l'intera Irlanda levano in alto i calici, la vendetta è consumata. Plauso incondizionato per gli uruguagi, Muslera e il suo solido presidio non hanno concesso gol, Forlan e Cavani hanno offerto in attacco contributo decisivo, ma soprattutto ha colpito l'organizzazione in ogni settore del campo. Dunque il quadro degli ottavi di finale riempie le prime due caselle; da una parte Uruguay e Corea del Sud, dall'altra Argentina e Messico, gli alfieri del calcio platense partono entrambi favoriti dal pronostico. Di minore intensità l'altro incrocio, anche se a ravvivarlo aveva provveduto il vantaggio di Uche per la Nigeria, poi tradita dalla sorte: clamoroso palo colpito prima che gli asiatici trovassero il pari per l'ormai solita dormita difensiva delle ormai spennacchiate Super Aquile. Poi ancora un gol per parte, ma le posizioni non cambiano. Grecia in barricata senza pudore di fronte all'Argentina di Leo Messi, il suo più giovane capitano della storia. Burdisso titolare e gioca anche bene, brutte notizie per la Roma che vede lievitare il prezzo del riscatto. Demichelis e l'eterno Martin Palermo garantiscono il punteggio pieno. Oggi i verdetti per i gironi C e D, forse i più complicati. Ultimo appello per Fabio Capello e la sua Inghilterra chiamata a rialzare la testa dopo l'avvilente approccio al Mondiale. Da battere la Slovenia occasionale capolista, l'altra sfida è tra Stati Uniti e Algeria, tutti autorizzati a sperare. Nel programma serale, spicca la sfida fratricida tra i Boateng, il Kevin Prince «traditore» nelle file tedesche, Jerome in quelle del Ghana, in corsa anche la Serbia che dovrebbe domare gli australiani, insomma qualche rischio lo corre anche la Germania, preconizzata padrona del gruppo.