Cercasi attaccante
NELSPRUIT - Totò Di Natale può attendere, non è ancora l'ora delle controfigure moderne di Schillaci. Ma sull'onda delle rievocazioni - perché questo resta, di fronte alla carenza del gol - rispunta la cabala del Paolorossi degli anni duemila, quell'Alberto Gilardino che ha nella data di nascita - 5 luglio '82 - sembra aver scritto un destino da goleador mondiale. «Alberto non è in crisi, come può esserlo uno che segna più di cento reti in carriera?», la difesa di Vincenzo Iaquinta, il compagno azzurro scelto per fare coppia con il centravanti, che sempre in linea con la scaramanzia ha scelto sulle spalle non il 9 ma il numero 11, come al Mondiale vinto. Ora Gilardino deve vincere il suo, di Mondiale, per dimostrare di essere da nazionale. «La squadra deve stare tranquilla, il gol con la Nuova Zelanda arriverà», la rassicurazione di Iaquinta. Come un anno fa nel test a Pretoria prima della Confederations, Lippi ha scelto la stessa coppia d'attacco, Gilardino più Iaquinta, e con un modulo più «quadrato». Dove al primo non si concederà di non restar «troppo solo in attacco», al secondo di tornare al suo ruolo naturale, seconda punta. Ventuno gol azzurri in due (di cui 15 per Gilardino) che non segnano in coppia da quel giugno 2009, quando Italia e Nuova Zelanda fu antipasto del test sudafricano per i Mondiali, e soprattutto una girandola di errori e di gol. Quattro a tre e una doppietta a testa, due gol di Gilardino e due di Iaquinta. Ed era anche quella volta un 4-4-2. Ma i due in partite ufficiali sono tornati ad esultare solo un'altra volta a testa: a settembre dello scorso anno a Torino lo juventino, contro la Bulgaria, un mese dopo a Parma il fiorentino, con una tripletta che ribaltò il risultato con Cipro a qualificazione già ottenuta. Lippi ha difeso i suoi «cuccioli» d'attacco con analoga fierezza anche dalle critiche per la prima partita. Dove il problema, assicura ancora il ct, non è l'attacco ma la cattiveria della squadra in zona gol. A chi gli ricordava che Gilardino non segna da due mesi, la risposta era stata ironica già dopo Italia-Paraguay: «Per me non segna dal Sestriere, quando ci siamo visti», come a dire che conta solo l'azzurro.