Brasile, esame Kakà

Dov'è Kakà? Il quesito agita le notti dell'ex «cucciolo» Dunga, il più... tedesco dei brasiliani chiamato a guidare la Selecao alla conquista del sesto titolo mondiale, quasi preteso dalla stampa e dall'opinione pubblica del suo paese. Laggiù il calcio è una vera religione laica e non riuscire a riportare la vittoria a Rio dopo il fallimento del 2006 avrebbe il sapore del tracollo. Del resto, i talenti non mancano per credere nell'impresa. Piuttosto, come dimostrato dalla scialba vittoria sulla Corea del Nord, manca il gioco e manca soprattutto Kakà. Dunga ha costruito intorno al talento di Sao Paulo la sua squadra, nonostante l'ultima stagione passata nell'infermeria del Real Madrid abbia restituito al calcio internazionale una versione dell'ex idolo di San Siro inguardabile. Appesantito, incerto nelle giocate, privo di quella brillantezza che ne esaltava l'intelligenza calcistica, Kakà non è riuscito ad accendere il gioco della squadra nell'esordio contro gli asiatici. Nel ritiro del Brasile a Johannesburg sono in molti a farsi avanti per raccoglierne l'eredità, a cominciare da Julio Baptista. La Bestia giallorossa (non si sa ancora per quanto), si è proposto parlando con i giornalisti, mentre Robinho vuole raccolgiere lo scettro del comando nel gioco verdeoro. In effetti, il folletto nero è stato l'unico del trio completato da Elano a mostrare efficacia nelle giocate nel primo match, logico per lui reclamare la centralità del sistema offensivo di Dunga. Per la gioia del Ct anche il Fabuloso Luis Fabiano ha firmato una prestazione evanescente. Per lui esiste l'attenuante della scarsità di palloni giocabili forniti dal trio Robinho-Kakà-Elano ma, certo, ci si aspetta molto di più da lui che gironzolare stancamente al limite dell'area di rigore ad aspettare la manna.   Oggi (Johannesburg, ore 20.30, diretta Sky Sport) la Selecao si ritroverà di fronte la Costa d'Avorio di Eriksson che, anche lei, non ha brillato all'esordio. In una Coppa del Mondo segnata dalle insostenibili vuvuzelas e dalla noia mortale delle prime partite gli Elefanti si sono adeguati all'andazzo pareggiando con il Portogallo. Per passare il turno non devono perdere con i brasiliani e potrebbero avvalersi del ritorno-miracolo del leader Drogba, dopo l'infortunio al gomito, sempre che la Fifa non accolga la protesta dei brasiliani contro la protezione che l'ivoriano deve portare al braccio. L'attaccante del Chelsea ha giocato i minuti finali contro i Lusitani per riassaggiare il clima partita, ma avrà di fronte il reparto più efficiente del Brasile, la difesa. Bastos a sinistra gioca con saggezza tattica, la coppia centrale Lucio-Juan è la migliore del torneo, Maicon a destra è, al momento, l'unica arma offensiva a disposizione e Julio Cesar è una certezza. Forse per Dunga potrà bastare.