Maradona l'Immortale
Dell'essere banale nel suo dna non c'è stata né mai ci sarà traccia. Dribbling, parole, comportamenti dettati dal genio, da un pizzico di follia, dall'eccesso, da quel sentirsi rivoluzionario tanto da tatuarsi sulla spalla sinistra la faccia del «Che». Questo è Diego Armando Maradona. A vederlo oggi irrigidito come il ragionier Filini di fantozziana memoria in un improbabile abito da giorno di festa portato con fatica e rassegnazione potrebbe quasi far tenerezza. Gli si legge in faccia che se lo strapperebbe via in un attimo, per vestire quella che è stata la sua divisa d'ordinanza: scarpini, pantaloncini neri e maglietta bianco e celeste a righe. Ma il tempo è passato ed oggi lui accetta la regola che lo vuole impettito Ct dell'Argentina. È un nuovo riscatto, ed allora pagar pegno non gli fa troppo male, un'ennesima vita recuperata per sfidare i suoi nemici. Tanti veri, molti creati nella testa di uno abituato a vivere e giocare contro. È immagine di un passato recente la conferenza stampa in cui, mimando un gesto erotico, sfogò la sua rabbia sulla stampa che lo aveva criticato. È solo uno spaccato della sua turbolenta storia, fatta di giocate pazzesche, di infortuni, di fughe repentine, di piombini sparati verso giornalisti e curiosi, di squalifiche, di baratri, di risalite, di lotte per la vita. Le immagini del giocatore che accarezzava il pallone quasi potesse modellarsi ai suoi piedi sono un patrimonio indelebile della storia del calcio con un percorso, partito da Buenos Aires, passato per Barcellona, Napoli, e Siviglia, prima dell'inglorioso ritorno in patria inseguito da accuse e sospetti. Dribblando, dribblando è arrivato troppo spesso a disorientare se stesso. Storie sbagliate, droga e l'abisso dal quale si è tirato fuori tante volte per esserne poi di nuovo inghiottito. Oggi è tempo di riscatto. Il suo viaggio al fondo della notte sembra veramente essere solo un ricordo e il nuovo Maradona è sotto gli occhi di tutti. In Sudafrica la sua Argentina sta dominando il girone B e quelle scelte che ai più apparivano l'ennesimo gorgo in cui El Pibe avrebbe potuto inabissarsi sono invece i giusti ingredienti di una squadra che domina. Come lasciare a casa Cambiasso e capitan Zanetti o spedire in campo Higuain, che l'ha ripagato con una tripletta nel 4-1 contro la Corea del Sud, per lasciare in panca il possibile futuro pallone d'oro Milito. Certo la lingua rimane velenosa, come in gioventù. Strali contro Pelè e Platini. Poi scuse al francese, ma non quelle all'eterno nemico brasiliano. E quell'amore giurato ai suoi ragazzi, «ma come calciatori - la puntigliosa precisazione - perché a me piacciono tanto le donne». E chi ne avrebbe dubitato? È felice il nuovo Maradona, anche se la qualificazione, complice il successo della Grecia per 2-1 sulla Nigeria. è rimandata. Ed una promessa. «Continueremo a giocare in questo modo». Andando contro, divertendo e divertendosi. La ricetta con cui El Pibe ha già tante volte conquistato il mondo.