Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Ansia Italia

Mondiali 2010, la nazionale italiana

  • a
  • a
  • a

CENTURION - Ke Nako. È ora. Lo urla il Sudafrica per la sua grande occasione. Lo grida anche l'Italia dei debuttanti, quelli che un Mondiale fino a qualche tempo fa lo avevano visto solo davanti alla tv, una pizza e una birra e poi tutti a tifare azzurro. «Mi sudano le mani», aveva detto giorni fa Christian Maggio. «Questa attesa non finisce mai, finalmente si gioca», ha confessato ieri Giampaolo Pazzini, da molti accreditato come virtuale Paolo Rossi del nuovo millennio. Sfortunata la Nazionale che ha bisogno di eroi, verrebbe da dire. Un giocatore che sblocchi l'Italia, tirandola fuori dalle secche dello scetticismo e dai dubbi dell'età, non sarebbe però male. In attesa di capire se potrà essere il centravanti della Samp, alla luce della sua strepitosa stagione di campionato, basta un piccolo viaggio dentro la quiete del Leriba Lodge per capire come l'Italia prepara questo impatto al suo Mondiale. Un groviglio di emozioni e timori, aspettative e sogni di una carriera intera, insieme alla tensione che si arrotola nello stomaco. Sarà l'ultimo per Lippi, Cannavaro, Gattuso e qualcun altro dei nove campioni di Berlino. Ma è il primo per tutto il resto del gruppo. «Sembra sei mesi fa che eravamo al Sestriere», ha raccontato Pazzini per spiegare al mondo l'inganno del tempo vuoto, in ritiro. Come sempre, gli azzurri si sono portati dietro una piccola biblioteca e una sala giochi un pò più ampia: «Come passo il tempo libero? Giocando, come tutti i ragazzi della mia età». E fa nulla se a 25 anni sei nei bungalow circondati dal filo elettrico e da guardie private, nel «bush» sudafricano, pronto a scendere in campo con gli occhi del mondo addosso. Le serate del Leriba, isolati da tutto ciò che c'è fuori, passano tra giocate a carte dei veterani, tornei di biliardino ai quali Fabio Quagliarella è imbattibile, e l'immancabile biliardo dei ritiri calcistici. Lì, invece, la fa da padrone Simone Pepe («è inarrivabile», dicono tutti i compagni), che batte sempre il secondo portiere Morgan De Sanctis e il baby Bonucci. La Wii che aveva fatto la sua comparsa nelle due settimane di ritiro al Sestriere, è rimasta a casa. Non manca la PS3, gioco preferito il basket. Lì Pazzini veste la maglia dei Los Angeles Lakers, De Rossi però è una sorta di Magic Johnson. Il romanista, cui Pazzini vorrebbe dedicare il torneo che verrà («mi piacerebbe fosse il Mondiale di Daniele: è un campione e quattro anni fa se la passò brutta»), è l'unico dei veterani che fa gruppo a sè. La sera, nella sala comune del Leriba, ci si ritrova dopo cena: quando non c'è riunione tecnica o di gruppo - come l'altra sera per decidere di devolvere parte dei premi all'Unità d'Italia - si parla delle famiglie, di casa, delle proprie cose. I veterani con i veterani, i giovani con i giovani per lo più. Poi in camera molti chattano con l'Italia, web cam o skype. Intanto Lippi ha le idee chiarissime e non intende svelarle a nessuno. Anche i suoi ragazzi soltanto lunedì, nella riunione tecnica pre-partita, conosceranno l'11 che il ct ha scelto per il debutto.

Dai blog