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Replay Lippi

Il ct della nazionale azzurra Marcello Lippi durante gli allenamenti

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CENTURION - Non succede, ma se succede? Nella prima conferenza stampa in Sudafrica, dopo l'atterraggio in mattinata a Johannesburg, Marcello Lippi fa suo lo slogan dei romanisti nel testa a testa scudetto con l'Inter per mandare un avviso chiaro. A chi le dà, a chi le promette il ct. Tanti saluti ai politici che hanno salutato la partenza della squadra campione del mondo con polemiche sui premi mentre «a Malpensa la gente normale, i tifosi, sono venuti in un migliaio a darci l'in bocca al lupo». E un avvertimento mitigato col sorriso ai giornalisti: «state tranquilli, rivivremo una serata come quella di quattro anni fa in Germania». Quella degli insulti, per intendersi. È un Lippi «pimpante» secondo autodefinizione quello che sbarca sul mondiale. È felice delle emozioni che prova, è sicuro che la sua squadra può andare avanti molto. «Noi siamo un giusto mix - spiega - 9 del 2006, meno del 50%. Nessuno con il titolo vinto si è mai presentato con 23 giocatori diversi la volta seguente. Abbiamo degli anziani, ma hanno carisma ed esperienza. Certo sono d'accordo con Abete, sono d'accordo su tutto con lui dal primo giorno che l'ho conosciuto. Favorita l'Italia non lo è, ma non lo è mai stata, poi ha vinto quattro titoli e ne ha perso uno ai rigori. Favorite sono Brasile e Spagna. Poi vengono Inghilterra, Francia, Germania, Italia, Olanda e Argentina: sono squadre che non vanno al Mondiale per giocare, vanno per vincere». Il suo buonumore si basa anche su un fatto: «Credo che lunedì avremo tutti disponibili a eccezione di Pirlo. Oggi vedo tutti brillanti e vivaci, abbiamo fatto il nostro programma». Anche Camoranesi, infatti, è sulla via del recupero, e potrebbe già essere in campo contro il Paraguay. Mentre Marchisio ieri si è allenato a parte solo per motivi precauzionali. Rispetto al 2006 il ct ha una «carica superiore». E rivendica anche idee chiarissime. «Tu - dice a un cronista - pensi che non sia così, ma è solo una tua convinzione. Errata». Già che c'è al cronista suddetto regala una primizia: «La mia idea tattica è di compattare la difesa per giocare a tre in attacco». Nega che Pirlo abbia un'attenzione diversa dagli altri, «tutti per me sono importanti: lui lo sto aspettando perchè noi pensiamo di andare avanti». Piuttosto, il mondiale perde star a grande ritmo: «Cambia lo spettacolo, non le prospettive tecniche. Con Messi l'Argentina ha rischiato di non qualificarsi, Cristiano Ronaldo si è qualificato allo spareggio, Ibrahimovic non c'è. Non sono i singoli a vincere un mondiale. Di fuoriclasse in Italia, poi, in grado di cambiarci le sorti non ce ne sono rimasti, lo ammettete anche voi. Noi abbiamo costruito una formazione che avesse certe caratteristiche. Date retta a me - conclude -questa è squadra che può fare ancora qualcosa di importante. E poi magari scopriamo anche qui un Paolo Rossi?». Insomma, non succede. Ma se succede?

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