Favorite Spagna, Brasile e Argentina senza dimenticare gli inglesi

Nella serena coscienza dei nostri limiti attuali, ma anche del disamore popolare che accompagna la spedizione azzurra, è purtroppo preciso obbligo non includere i campioni del mondo in carica nella rosa delle grandi favorite. Che sono, anche in base alle quote delle scommese, la Spagna, il Brasile, l'Inghilterra, l'Argentina, in un ordine non occasionale. Chi ha pratica di gioco, sa bene che non sono gli allibratori a stabilire le quote, affidate invece agli umori di chi scommette: per cui, se una valanga di soldi venisse investita sull'Honduras, Alvarez («Alvaretto») diverrebbe il protagonista più atteso. La tradizione vorrebbe il Brasile non secondo a nessuno, quando si stilano bilanci preventivi, ma questa volta l'eccezione è tanto più clamorosa in quanto in vetta ai pronostici balza una squadra il cui bilancio, nei Mondiali passati, era del tutto fallimentare. Le «furias rojas» vantano un eccezionale livello di talento, la potenza offensiva è devastante, forse la difesa non è il massimo ma le partite si vincono segnando i gol: e quelli, Fernando Torres e David Villa, sorretti dalla lucidità di Xavi e dal genio di Iniesta (il manchego mio personale Pallone d'Oro) possono garantirne a pioggia. Dunque, e forse per la prima volta, il ruolo di primo favorito non appartiene al Brasile europeizzato di Dunga, che non sfugge alla regola universale per la quale i commissari tecnici si contano a milioni, però soltanto uno decide, trovando avari consensi. Che restino a casa Pato e Ronaldinho, pochi lo gradiscono, però Dunga vanta titoli di credito non indifferenti, dispone di frecce capaci di colpire su lunghe rincorse o in spazi angusti, da Kakà, a Robinho a Luis Fabiano, al resto penserà un muro difensivo che propone Lucio e Juan centrali, con esterni devastanti come Maicon e Dani Alves, che può cambiare fascia senza perdere in brillantezza. A proposito di tecnici poco in sintonia con gli umori generali, Maradona non scherza, ci vuole fegato a lasciar fuori Cambiasso e Zanetti, ma l'Argentina rimane squadra tosta, anche se si trascina vecchie glorie come Veron e Martin Palermo. Prima fila anche per l'Inghilterra che Fabio Capello ha riproposto ad altissimi livelli. Un gruppo solido, illuminato dalla creatività di Lampard e Gerrard, e davanti Wayne Rooney, che sa fare di tutto. E tutto benissimo. Gia. Giu.