La nuova Roma punta allo scudetto
Una stagione stupenda alle spalle, qualche giorno di vacanza in barca davanti e un'altra avventura da vivere insieme alla sua Roma all'orizzonte. Claudio Ranieri parla a ruota libera della squadra che quest'anno sarà davvero tutta sua. Basta eredità scomode, si avvicina il momento della svolta, quello che decreterà la prima vera annata globale per Ranieri che si tiene stretta la coppia Totti-De Rossi e aspetta Adriano per incoronarlo imperatore: a Roma. Ma nella chiacchierata che abbiamo fatto con lui c'è anche la soddisfazione di un allenatore, romano e romanista, per aver riportato il popolo giallorosso allo stadio e la voglia di continuare a sognare, aspettando magari un futuro in Nazionale: ma solo dopo aver vinto qualcosa con la «sua» Roma. Partiamo dall'attualità e da un'Italia che stenta a decollare in vista del mondiale? «Non contano le prime uscite, la squadra è sotto carico di lavoro, stanno assimilando l'altitudine del Sestriere: quindi queste amichevoli lasciano il tempo che trovano». Pronostico? «Io mi fido di Lippi, lui ha fatto il gruppo, ha creduto in questi uomini che secondo le sue idee possono rappresentare al meglio il suo gioco. Ha vinto un mondiale e bisogna dargli credito». E quindi chi lo vince questo mondiale? «Favorite Brasile e Inghilterra, ma anche l'Argentina...». Per l'Italia nulla di più difficile che ripetersi. «Questo Lippi lo sa benissimo, ma lo sappiamo tutti». Ecco, appunto, come farà Ranieri a far meglio dello scorso anno con la Roma? «Sono le cose difficili di questo lavoro, sappiamo di aver fatto qualcosa di irripetibile: 24 giornate senza perdere, poi una sola flessione e quindi ancora un finale in crescendo. Siamo anche stati campioni d'Italia per qualche minuto. La voglia di riconfermarci deve essere la nostra arma in più. Adesso dobbiamo recuperare tutte le energie spese e poi vediamo, sappiamo bene che sarà difficilissimo, ma l'aver riportato tutta quella gente allo stadio non ha prezzo: l'entusiasmo, la folla oceanica in trasferta. Ecco, dobbiamo ripartire da quello, dalla positività della nostra gente... Ma senza illudere nessuno, perché sappiamo tutte le difficoltà economiche che ci sono». Che Roma sarà quella del prossimo anno? «Sono un allenatore in grado di cambiare il gioco in corsa, che si sa adattare: adesso vediamo cosa porterà il mercato, eppoi vedremo. Aspettiamo e valutiamo, ma lo spirito messo in mostra lo scorso anno deve essere la base di partenza: altrimenti non sarà una squadra mia». Si riparte ovviamente dalle colonne romane Totti e De Rossi. «Neanche a dirlo: ovvio! Le cose dette da De Rossi sono parole, messe lì così: da qui non si muove, perché la nuova Roma sarà costruita anche attorno a lui». Può dire la stessa cosa di Burdisso e Juan, sul quale ultimamente ha messo gli occhi proprio l'Inter? «Lì è un pochino più complicato, mi auguro che l'Inter e il ragazzo... Insomma spero che i nerazzurri vadano incontro all'argentino che vuole restare a Roma. Su Juan non si discute nemmeno: resta». Intanto la Roma ha rinnovato con Cassetti e Taddei. «Sono contento, due giocatori che hanno dato molto alla Roma e hanno ancora tanto da dare». Cassetti forse avrebbe anche meritato una chance mondiale. «Probabilmente sì, ma ogni ct fa le sue scelte: e questa è l'Italia di Lippi». La Roma ha scelto Adriano anche se dal Brasile rimbalzano voci preoccupanti su un suo coinvolgimento con narcotrafficanti. «Queste sono cose che escono per la risonanza mediatica del giocatore: ogni cosa che fa finisce sui giornali. Noi non gli andiamo dientro. Dal punto di vista tecnico non si discute. Io già avevo fatto di tutto per portarlo al Chelsea nel primo anno di Abramovich: volevo riformare la coppia con Mutu. Poi invece Moratti lo portò all'Inter e non se ne fece nulla». Ha già pensato a come utilizzarlo? «Diciamo che in coppia con Totti non lo vedo male... (ride, ndr). Speriamo di poterlo incoronare al più presto imperatore anche qui a Roma. Lo abbiamo cercato e voluto, perché siamo convinti che con lui, lì davanti, possiamo fare un ulteriore salto di qualità. Quindi per il momento aspettiamo... L'importante quest'anno, visti i tre fronti con i quali avremo a che fare, sarà avere più opportunità: la possibilità di scegliere». Toni? «Scelta economica. Arriva Adriano a parametro zero, è più giovane: lì dovevamo andare a pagare, eppoi c'è lo stipendio. Toni è comunque un giocatore che ringrazio per quanto fatto con noi. Ma che devi fare... non possiamo averli tutti e due». Sentito dei problemi societari? «Noi pensiamo al calcio, riusciamo per fortuna a restarne fuori: lì la verità la sanno solo la Sensi e la controparte. Lo scorso anno la squadra è stata brava ad estraniarsi e ha pensato solo al campo». Cosa manca ancora a questa Roma. «Serve una cosa ancora in fase difensiva: diciamo che cercheremo un vice-Riise perché lui lì deve avere un ricambio». Abbiamo perso Euro 2016: lei che consoce così bene la realtà inglese, crede che gli stadi sono uno dei problemi del nostro calcio? «Non c'è dubbio, diciamo che gli stadi italiani allontanano la gente: bisogna invece incentivare, perché l'evento dal vivo lo devi vedere bene, altrimenti lo guardi da casa. Eppoi le società non possono patrimonializzare senza uno stadio di proprietà: un centro polivalente dove il calcio è solo l'evento clou». Il sogno nel cassetto per la prossima stagione? «Cercare di fare meglio di quest'anno... e quindi, se lo scorso siamo arrivati secondi... fate voi! Io ho sempre cercato di alzare l'asticella e se in passato abbiamo fatto 80 punti, il prossimo puntiamo a farne almeno 81...». E un fututo in nazionale? «Ora sto bene qui, ma un giorno chissà... mi piacerebbe allenare una nazionale. Adesso c'è Lippi, poi Prandelli grande tecnico e uomo: scelta giusta».