Serbia, talento e orgoglio
La chiamano la Nazionale delle «Aquile bianche», ma forse sarebbe meglio paragonarla ad una squadra senza storia. Perché la Serbia è indipendente calcisticamente solo da quattro anni, ossia all'indomani dell'indipendenza politica del Montenegro. Le vicende politiche che hanno coinvolto negli anni '90 i Balcani hanno portato a radicali stravolgimenti anche dal punto di vista calcistico, soprattutto per quel che riguarda il nome da utilizzare per questa squadra. Fino al Mondiale italiano, infatti, la Jugoslavia aveva partecipato a ben 8 edizioni della massima rassegna calcistica internazionale, conquistando anche dei risultati non trascurabili. Le varie scissioni politiche l'hanno danneggiata, aprendo la strada ad una naturale fase di declino. Il riscatto potrebbe arrivare proprio a Sudafrica 2010 che per la Serbia rappresenta una specie di esordio. Il passato, tuttavia, non si può certo dimenticare. Inserire la Nazionale serba tra le possibili sorprese del prossimo Mondiale, tutto sommato, appare un'operazione scontata: il gioco messo in mostra nelle qualificazioni, ma anche un girone non impossibile, assieme agli incroci poco pericolosi dagli ottavi in poi, potrebbero proiettare le «aquile bianche» verso un prestigioso ed insperato traguardo. La squadra selezionata da Radomir Antic, in genere, schiera in porta Stojkovic; la difesa verrà guidata dall'esperienza di Nemanja Vidic, centrale del Manchester United, assieme al quale dovrebbe agire Ivanovic, quest'ultimo pilastro del Chelsea. Le geometrie del centrocampo verranno invece garantite dall'interista Dejan Stankovic, ottimo temperamento e gran tiro dalla distanza, in grado di ricoprire anche più ruoli; l'ex fiorentino Kuzmanovic e Tosic faranno affidamento sulla propria freschezza. In attacco, Zigic ha uno spiccato fiuto del gol, così come ha dimostrato anche nel Valencia: si attendono altre realizzazioni da Pantelic e Krasic, stellina del Cska di Mosca, recente avversario dell'Inter in Champions.