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Impresa Schiavone

Francesca Schiavone

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Parigi, Roland Garros, ore 14.30. Francesca Schiavone si stende e bacia la terra rossa del campo Philippe Chatrier. La tennista milanese ha appena compiuto un'impresa storica per il tennis italiano, superando la danese Caroline Wozniacki e raggiungendo la semifinale di uno Slam. Tra le donne non accadeva da 56 anni, quando lo stesso risultato fu ottenuto da Silvana Lazzarino, fermata solo dalla mitica Maureen Connolly. Tanto, troppo tempo. Un'attesa che sembrava non finire mai. Fino a ieri, all'ovazione riservata alla Schiavone dal pubblico francese e all'esultanza quasi incredula della milanese, che da lunedì entrerà nella top ten (per ora al numero 9). Una gioia meritata, figlia del lavoro e della maturità «trovata tardi», come confessa Francesca. L'azzurra ha giocato un torneo fantastico, faticando solo al primo turno contro la Kulikova, prima di superare agevolmente Ferguson, Na Li e Kirilenko. Tornare nei quarti di finale, come le era già accaduto 9 anni fa, sarebbe bastato alla vecchia Schiavone. Capace di approdare tra le prime otto giocatrici anche nel 2003 agli Us Open e lo scorso anno a Wimbledon, ma mai in grado di riscrivere la storia del tennis italiano, sconfitta da campionesse del calibro di Hingis, Capriati e Dementieva. Stavolta, però, era diverso. La Schiavone era diversa. Fermarsi a un passo dal traguardo più ambito, «sognato una vita», non poteva bastare alla milanese. Di fronte c'era la Wozniacki, un'altra grande giocatrice, 19 anni ma già numero 3 (ed ex 2) al mondo. Caroline era arrivata ai quarti di finale battendo, tra le altre, Tathiana Garbin e Flavia Pennetta. Lo aveva fatto correndo come una matta, lottando su ogni punto, come fa sempre. E come ha provato a fare anche contro la Schiavone. Ma non è bastato. La milanese ha giocato una partita perfetta, attaccando dall'inizio alla fine, conquistando il primo punto con una volèe di rovescio e l'ultimo con uno smash liberatorio. «Ho cercato di essere aggressiva - ha spiegato Francesca - ho servito bene e le ho messo pressione col diritto. È andata bene». Benissimo. L'azzurra ha vinto il primo set con facilità, mettendo in mostra tutto il repertorio: servizi potenti e liftati, precise accelerazioni di diritto, intelligenti variazioni con il rovescio, fantastiche discese a rete in controtempo. E, per chiudere il set, anche una splendida palla corta. Nel secondo set, sul 3-1, l'unico piccolo passaggio a vuoto. «Ho regalato tre punti - ha confessato - e le ho permesso di respirare, di raggiungermi sul 3-3». Solo un attimo, l'azzurra ha ripreso in mano il gioco e piazzato l'allungo decisivo per il 6-2, 6-3 finale. Poi l'esultanza, la stretta di mano con l'avversaria e il bacio alla terra parigina. «Un'emozione incredibile, una soddisfazione immensa. Mi sento come un bimbo quando riceve la prima coppa. Non è facile da spiegare: so di aver fatto qualcosa di diverso, grande, speciale, ma non me ne rendo bene conto. Chiedetemelo tra qualche anno». Domani, sull'amata terra del Philippe Chatrier, la Schiavone troverà Elena Dementieva. La russa, eliminando la connazionale Nadia Petrova (2-6, 6-2, 6-0), ha «regalato» un'altra gioia al tennis italiano, sancendo il ritorno nella top ten di Flavia Pennetta (sarà numero 10). Francesca ed Elena si sono affrontate dieci volte e il bilancio è (quasi) in equilibrio: la russa conduce 6-4 (1-0 sulla terra) e ha vinto le ultime tre sfide. Ma la Schiavone del Roland Garros è una giocatrice diversa. «Francesca è in grande forma - ammette la Dementieva - ed è una specialista della terra». «Sarà un match interessante - ribatte l'azzurra - Elena è una grandissima atleta, merita rispetto perché è tra le prime dieci al mondo da molto tempo. Devo restare concentrata sul mio gioco e cercare in tutti i modi di darle fastidio». Chi vincerà? «Io», sorride la Schiavone. La finale è lontana solo un passo.

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