Red Bull, parenti serpenti
I bookmaker non l'avevano quotato, ma gli addetti ai lavori se l'aspettavano ormai da qualche domenica, E alla fine è successo. È successo che la finta armonia tra i due piloti Red Bull venisse smascherata ed entrambi, consci di avere una chance unica per conquistare il titolo mondiale, accantonassero i sorrisetti pubblici e si dessero finalmente battaglia in pista. Certo, un duello rusticano dalle nefaste conseguenze come quello visto nel Gran Premio di Turchia era difficile immaginarselo anche per chi, nel Circus ormai da anni, ha ancora negli occhi le faide familiari del passato, Senna e Prost su tutti. Il fattaccio al 41° giro, a 17 tornate della conclusione di una gara fino a quel momento abbastanza noiosa. Webber è in testa, Vettel lo insegue ma non è tranquillo, perché sente il fiato sul collo delle McLaren di Hamilton e Button. Così il tedesco, contravvenendo agli ordini di scuderia che impongono di mantenere le posizioni dopo il pit stop, attacca il compagno di squadra che negli ultimi giri ha rallentato. Mentre sono l'uno al fianco dell'altro ecco il contatto, con le due Red Bull che finiscono fuori strada e le McLaren felici che conquistano l'insperata testa del Gran Premio. Vettel distrugge la monoposto, Webber se la cava con problemi all'alettone e riesce comunque a mantenere la terza posizione. Così, mentre il tedesco scende infuriato dalla macchina e mima al pubblico il gesto del «questo è pazzo», dai box della Red Bull volano imprecazioni e in sala stampa i giornalisti si chiedono: «Chi ha buttato fuori pista chi?» I replay televisivi chiariscono il mistero: dopo aver affiancato Webber, Vettel si è inspiegabilmente spostato sulla destra e ha colpito la pancia della monoposto del compagno con l'anteriore destra. «Si stava avvicinando la curva e ho pensato di allargarmi per trovare la traiettoria giusta», proverà Sebastian a giustificarsi qualche minuto più tardi, una volta sbollita la rabbia. «Avrei potuto vincere? - si chiede invece Webber - non lo so, la gara era ancora lunga e le McLaren erano veloci. Però, sì, credo che avrei potuto vincere». Christian Horner avrà adesso il suo bel daffare per riportare la pace tra i suoi due pupilli. Ma le scene viste appena quindici giorni fa a Montecarlo, con i due piloti a schizzarsi acqua in piscina dopo la doppietta nel Principato, probabilmente non si ripeteranno. E chissà che non si arrivi al «muro» nei box sul genere di quello che, in MotoGp, separa i due Yamaha Rossi e Lorenzo. L'episodio, che riporta alla mente il tempo in cui i piloti erano anche uomini, con rabbia e sentimenti, e non solo «mezzi» nelle mani dei team per raggiungere il risultato, ha poi contagiato anche i due piloti della McLaren, con Button che a una decina di giri dalla fine ha attaccato e infilato Hamilton. Lewis ha contrattaccato immediatamente e si è ripreso la vetta prima che dai box calmassero i bollenti ardori dei due inglesi e li convincessero a tagliare serenamente il traguardo in parata. Una doppietta che ha permesso al team di Woking di conquistare la vetta nella classifica costruttori e avvicinare anche Webber in quella piloti. Classifiche in cui si allontana sempre di più una Ferrari che a Istanbul ha mostrato la peggiore versione stagionale. Partiti ottavo e dodicesimo, Massa e Alonso si sono resi protagonisti di una gara assolutamente anonima in cui, solo grazie al pit stop e al prepotente attacco di Fernando su Petrov nel finale, hanno chiuso al settimo e ottavo posto. Un'involuzione che lascia presagire scenari pessimi per il futuro prossimo, sebbene l'imminente tappa canadese del Mondiale sembri più congeniale alle caratteristiche della F10. Una monoposto che si sapeva non velocissima in qualifica, ma che almeno sul passo gara avrebbe dovuto competere con le migliori. Invece ieri, dopo un'intera corsa passata nei tubi di scarico di Mercedes e Renault, la Rossa è apparsa ormai lontanissima anni luce da Red Bull e Mercedes. Né si potrà sempre sperare che gli avversari facciano harakiri come è successo in Turchia. «La prossima volta spero di lottare per il podio, non per l'ottavo posto», ha detto a fine gara un Alonso che per la prima volta non ha fatto quadrato con il team, stanco probabilmente di recitare il ruolo di capro espiatorio. «La McLaren ha fatto un gran lavoro. Noi dobbiamo lavorare tanto per essere lì», ha aggiunto Massa. L'impressione è che anche in casa Ferrari si stia arrivando a una resa dei conti per scaricarsi le colpe di una stagione che doveva essere del rilancio e invece si trasforma in incubo. L'ottocentesimo Gran Premio della Rossa il presidente Montezemolo avrebbe voluto festeggiarlo in tutt'altro modo.