Uruguay, offensivi e veloci
Per l'Uruguay il sogno a questi mondiali è «riscrivere la storia», come invoca il ct Oscar Washington Tabarez. Magari non quella lontana, che nel Trenta e nel Cinquanta vide l'Uruguay campione del mondo. Ma almeno quella del Novanta (ottavi) o, meglio, del Settanta (semifinale). L'ex tecnico del Cagliari e del Milan ci crede. Dopo essersi qualificata agli spareggi per il Sudafrica, la nazionale uruguayana è meno accreditata del Messico dai bookmakers per il secondo posto nel girone. Ma la Celeste ha dalla sua la tradizione e un paese intero che la sorregge e la incita. «Abbiamo appuntamento con la storia del nostro calcio, che qualcuno finge di dimenticare non avendone in realtà una propria - ha proclamato Tabarez - dobbiamo essere in sintonia con i nostri antichi campioni». Se Tabarez non sogna finali, è almeno onesto nel primo obiettivo: «battere la Francia». Tanti sono gli «italiani» agli ordini del «maestro», come lo chiamano i suoi, da Cavani a Gargano, punti di forza di Palermo e Napoli, al portiere della Lazio Muslera fino al difensore Caceres della Juventus. Lo stile della Celeste sembra più votato ad un calcio offensivo e veloce che al tradizionale fraseggio lento ma poco pungente di scuola sudamericana. La difesa, tradizionalmente arcigna, non sembra il punto forte della squadra, nonostante abbia finalmente trovato un portiere affidabile in Muslera. Tabarez conta molto su Caceres, Diego Lugano, considerato in patria il nuovo Montero, e Godin. Il centrocampo ha acquistato velocità rispetto al passato con l'innesto di Gargano accanto a Eguren e con la star dell'Ajax Nicolas Lodeiro, ventunenne dal sinistro magico, in cabina di regia. In attacco, soltanto problemi di scelta per Tabarez, con i titolari Diego Forlan, punta dell'Atletico Madrid, e Luis Suarez, dell'Ajax, pungolati da rincalzi di tutto rispetto come Cavani e il «vecchio» ma sempre valido gigante Sebastian Abreu.