La mani di Basso sul Giro
Manca solo la firma in calce. Ma Ivan Basso può sentirselo già in tasca, il Giro d'Italia 2010. Dopo un lungo percorso passato dalla pubblica riprovazione alla personale espiazione, il varesino ha ritrovato se stesso, la sicurezza di un tempo (parole sue), la compattezza di una squadra intorno a sé, quindi e di conseguenza i risultati prestigiosi che gli competono. Sta per vincere il Giro (ultima formalità: la breve crono - 15 km - che oggi a Verona certificherà la classifica finale, in cui Ivan ha 1'15" su Arroyo, 2'56" su Nibali, 2'57" su Scarponi e 3'47" su Evans), e già rilancia sul Tour: «Lo farò con ambizioni alte e convinto di poter fare molto bene». Un Basso raggiante, a fine tappa, che sospira per lo scampato pericolo, per aver condotto senza paure una frazione complicata e per aver rafforzato la maglia rosa. Si aspettavano assalti da parte di quelli più lontani in classifica tra i big. Il percorso garantiva possibilità per i coraggiosi, con l'interminabile Forcola di Livigno piazzata nella prima metà della tappa prima di Eira, Foscagno, Gavia e Tonale. In effetti alcuni grossi nomi si sono mossi: in una fuga partita appunto sulla Forcola, si sono inseriti Sastre e Vinokourov, ovvero il sesto e l'ottavo della classifica. Con loro, un Gilberto Simoni al penultimo giorno di carriera, un Cunego che però si è staccato presto, un Lloyd in cerca di punti Gpm per la classifica della maglia verde, un Pinotti mai così competitivo in un grande giro. La consegna in casa Liquigas, nelle file della squadra di Basso, era di lasciar fare ma non troppo. Tenendo sempre i fuggitivi a tiro (mai più di 2-3 minuti di ritardo), ma salendo sempre con un ritmo costante per impedire che i gregari si staccassero. Lo scopo di questa scelta? Esorcizzare il Grande Spauracchio: ovvero la discesa del Gavia, bagnata dalle piogge/nevi d'alta quota (che fino alla vigilia avevano fatto dubitare della possibilità di passare effettivamente sulla Cima Coppi del Giro 2010), insidia suprema per un non discesista come Basso, che aveva bisogno di tutta la squadra accanto in quel frangente. Superata indenne la picchiata (il temuto attacco di Arroyo non c'è stato), Basso ha continuato a controllare tutto: a distanza Johann Tschopp, svizzero unico superstite della fuga che è volato al successo di tappa; Evans che è scattato a 3 km dal traguardo del Tonale e ha guadagnato qualche secondo; Scarponi che ha staccato Nibali ma che Ivan ha stoppato, togliendogli gli 8" di abbuono riservati al terzo di tappa. Oggi Vincenzo dovrà difendere da solo il secondo di vantaggio che ha sul marchigiano Scarponi e che gli vale il podio rosa.