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Heysel, una tragedia evitabile

Una foto d'archivio raffigurante la tragedia dello stadio di Heysel

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Sono passati venticinque anni, e resta tuttora impossibile esorcizzare i fantasmi della terribile notte di Bruxelles, lo stadio Heysel simbolo della tragedia: dell'odio, della follia, ma anche dell'imbecillità di chi avrebbe dovuto, e potuto, evitarla. Ricordo con rabbia pari all'incredulità quella conferenza stampa tenuta, alla vigilia della finale di Coppa dei Campioni, da un capo della polizia belga che sembrava una pallida imitazione dell'ispettore Clouseau, felicemente famoso grazie a Peter Sellers. Con prosopopea pari all'insipenza, aveva spiegato a tutti i mezzi di informazione come lo stadio fosse in realtà una roccaforte blindata. Di più: che a quella roccaforte avrebbero potuto accedere soltanto tifosi innocui e animati dalle più serene intenzioni. Tutto previsto, tutto organizzato, con la benedizione di un alto esponente governativo che all'ordine pubblico aveva i titoli per essere preposto. Dalla rigida sorveglianza delle stazioni, al controllo dei pullman, alla schedatura degli hoolingas noti alla polizia inglese. Stabiliti con meticolosità itinerari di avvicinamento allo stadio, studiati nei minimi dettagli i tempi, garantita la sicurezza piena per tutti gli spettatori pacifici. Fuori dallo stadio lo schieramento era imponente, all'interno non si vedeva l'ombra di una uniforme della polizia: e sarebbe stato quello, purtroppo, il teatro di una tragedia che sarebbe costata la vita a trentanove persone, trentadue tifosi della Juventus, quattro cittadini belgi, due francesi e un irlandese. La famosa Curva Y avrebbe dovuto ospitare soltanto i pericolosi supporters inglesi, purtroppo anche i settori vicini, teoricamente riservati ai neutrali, ospitavano gli juventini che avevano fatto acquistare i biglietti da amici belgi. La collinetta sovrastante la curva si sarebbe rivelata prezioso varco di invasione per gli ubriachi rimasti all'esterno, pronti all'assalto con relative casse di birra al seguito. Il resto: l'invasione del settore Z, i tifosi bianconeri schiacciati in quello che avrebbe dovuto rappresentare un cuscinetto di sicurezza e finì per rivelarsi una trappola mortale. Sceso dalla tribuna stampa dovetti comunicare al giornale l'entità del dramma, del quale logicamente le televisioni non avevano potuto dar conto. Con angoscia, tutti fummo obbligati a vedere quella farsa di partita, tuffo di Zibì e rigore fasullo compresi. Ma era impossibile non giocarla,quella finale, perché il deflusso dallo stadio avrebbe portato a una faida da bagno di sangue. La nota veramente stonata, la celebrazione da parte degli juventini: che forse, per rispetto della vittime, quel trofeo avrebbero dovuto riconsegnare.

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