Buffon carica l'Italia: crediamoci
SESTRIERE - Gigi Buffon «a testa alta». Si tratti di Juve o di Italia, di campioni della figuraccia o campioni del Mondo. Al termine di una stagione fallimentare con la maglia bianconera, il nuovo Mondiale alle porte, il n.1 azzurro rivendica di «sentirsi ancora il migliore del mondo nel ruolo, se solo sto a posto fisicamente». Ma non è un discorso personale, questa scossa di orgoglio che il giocatore simbolo della Juve e di questa nazionale vuole dare. «Il Mondiale che verrà sarà uno spartiacque tra passato e futuro», dice con la sincerità che gli è propria, saltando a piè pari le prevedibili proteste anti-scetticismo. Nel Buffon di oggi c'è un pizzico di amarezza per il jolly non giocato, quello di campioni in carica, e per la memoria corta di molti. «Sembra che ci siamo scordati che siamo campioni del mondo. Eppure tante nazioni vorrebbero avere il nostro calcio malato...». Però anche tanta franchezza. Dopo il mondiale si volterà pagina, arriverà Prandelli e cambierà la nazionale. Buffon, destinato alla fascia di capitano, non si vede come un ex (»la maglia azurra è molto più che essere un calciatore). «Vista l'anagrafe molti di noi dovranno lasciare: e allora io dico che si può anche uscire, ma se dobbiamo "abdicare", facciamolo con dignità. A testa alta». Chissà che al Mondiale Buffon non ne ritrovi da avversari, e con uno spirito del tutto diverso. «Brasile, Spagna, Inghilterra sono le favorite - ammette - possibilità di vincere ne abbiamo meno di 4 anni fa, se non altro per la statistica. E già allora erano poche». Però, anche qui Buffon chiama tutta la nazionale a dare il meglio, e a sorprendere di nuovo. «Io non mi sento malato, giudicate voi dagli allenamenti - rivendica con forza - Se pensiamo di vincere sempre, e poi in caso di eliminazione si trova il capro espiatorio dell'età, non ci sto. Ora piuttosto Buffon pensa a un Mondiale da condurre a testa alta: «Io ci credo, Lippi ha capacità di motivare e mixare giovani e veterani, la mancanza di un 10 non conta, Baggio Del Piero Totti erano un'eccezione non la regola». E allora, la parola d'ordine Mondiale è lanciata: «Giochiamocela fino in fondo, diamo tutto: dobbiamo evitare figure di cui l'Italia non ha bisogno».