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De Rossi choc

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De Rossi

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SESTRIERE - Ventisei anni è l'età giusta per decidere se andar via di casa. Anche se sei un calciatore ricco e affermato, del bamboccione non hai proprio nulla e non fai statistica per l'Istat. Daniele De Rossi cerca rivincite - o forse solo le vittorie mai raggiunte a Roma -, e non è solo una questione Mondiale. «La vittoria del 2006 la sento mia, perchè il rigore in finale e l'ora giocata a Berlino ha mitigato in parte la squalifica e l'essere stato protagonista in negativo. Ma in Sudafrica per me deve essere un'altra storia», dice dal Sestriere. Alla prossima Coppa del Mondo il centrocampista azzurro andrà anche con un altro pensiero: le sirene del Real, la tentazione Mourinho, il bivio della carriera. «Se la Roma dovesse dirmi che per un motivo economico o anche tecnico ha deciso di cedermi, io andrei. E di fronte a un'offerta irrinunciabile per il mio club, se scegliessi quel che altri avrebbero già scelto da anni non potrei definirlo un sacrificio o un gesto d'amore, perchè anche io guadagnerei tanto. In Italia non potrei mai giocare in un'altra squadra, l'estero sarebbe un'esperienza importante. Se sarò fortunato e avrò diverse opzioni estere, di fronte al Real non si pone neanche il problema della scelta». Parole buone per entusiasmare i tifosi di Madrid, già sovraeccitati dall'arrivo di Mourinho. Ottime invece per gelare quelli giallorossi, con i quali «capitan Futuro» si identifica in pieno. «Con la Roma ho legami eterni: è la mia squadra, c'è mia figlia, la mia famiglia. Finchè non mi cacciano rimango qui», puntualizza anche il centrocampista quotato nella top five mondiale del ruolo, ribadendo che quella odierna è la sua idea di ieri e di sempre. Eppure qualcosa è cambiato, e non solo perchè dai condizionali si slitta verso gli indicativi. Mai come ora il Real è intenzionato a lanciare l'assalto al pupillo di Perez chiesto anche da Mourinho, il quesito è semmai se la cifra sarebbe così elevata da rappresentare una svolta per i conti della Roma. Offesa, secondo Rosella Sensi, dal ritorno delle voci di cessione. Di più, c'è la riflessione professionale di De Rossi. «La Roma non è mai stato un sacrificio, ma un onore. Le dichiarazioni d'amore sono scontate, ne ho fatte tante che non ne ho più da tirar fuori. Mi pesa pensare che se fossi andato via qualche anno fa - spiega - avrei già vinto. Ma è un pensiero compensato dall'idea che se lo facessi qui, sarebbe bellissimo. Le delusioni fanno parte della mia carriera, gioco in una squadra fantastica che non è abituata a vincere ogni anno e la bacheca ultimamente è un pò vuota. Ma le soddisfazioni sono tante, non solo le vittorie». «Zeru tituli», e allora è normale oscillare tra amore e raziocinio. «Mourinho? Non ho mai avuto problemi con lui nè lui con me: mi troverei bene, se venisse alla Roma...», è la battuta che fa rioscillare il pendolo giallorosso. Così come le considerazioni su Adriano («un fuoriclasse con incidenti di percorso, a Roma trova un gruppo capace di aiutarlo: se si incastra con la squadra, ci fa fare il salto di qualità»), la nostalgia del Totti azzurro («manca al gruppo, manca la sua qualità, manca e basta») o la rivalità ancora viva con l'Inter. Quanto all'ipotesi di Capello nerazzurro, De Rossi ricorda di «dover molto al tecnico diverso da tutti, il più vincente. Perciò - aggiunge - spero che vinca con l'Inghilterra e lasci stare l'Inter». Sull'argomento piomba di nuovo Ranieri e stavolta è categorico. «Per me resta alla Roma - ha detto il tecnico ai microfoni di Sky - Capitan Futuro è un pilastro della Roma. È logico che de Rossi sia appetito da molte squadre in Spagna, Inghiletrra e Italia. Ma i grandi giocatori, chi ce li ha se li tiene, o cerca di comprarli». E con amici e parenti che gli parlano del Real è stato chiaro: «Non mi rompete le scatole». Per decidere se lasciare o meno il posto dove sei nato, bisogna per forza restar da soli.

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