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A marcare stretto l'Imperatore saranno soprattutto i paparazzi

Un'immagine delle notti folli del calciatore brasiliano Adriano a un passo dall'accordo con la Roma

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Ma sì, dai. Adriano risolverà tanti problemi. Alla Roma? No, ai cronisti mondani. A marcarlo stretto non troveremo i difensori avversari, ma Umberto Pizzi, e prima o poi una flashata sul brasiliano attorniato dalle labbrosaure la troveremo spiattellata anche sul nostro giornale. La questione di fondo è: si può tentare l'inseguimento alla corazzata Inter con uno scarto dei nerazzurri? Un filantropo come Moratti ci ha provato mille volte, a coccolarlo, a coprirlo, a proteggerlo. Avrebbe comprato tutte le discoteche di Milano, pur di sottrarre l'attaccante a certe tentazioni notturne.   L'altro, ingrato, si addormentava all'alba: a ritrovarlo negli spogliatoi non erano i compagni di squadra, ma le donne delle pulizie. Un giorno, con un trucco che neanche il mago Casanova, sparì sull'aereo che avrebbe dovuto riportarlo ad Appiano Gentile dopo gli impegni con la sua nazionale, e in una sera fosca lo temettero addirittura morto nei labirinti di qualche favela di Rio. Roma, ripensaci: un campione deve saper usare la testa, anche quando non c'è il pallone davanti. Quando fu rispedito in Brasile a rifarsi una verginità calcistica nel Flamengo, Adriano si lamentò così: «In Italia non ero felice», come neppure il suo omonimo imperatore, quello feroce e malinconico di "animula vagula blandula", che però poteva aspirare a una classica, imperitura grandezza. Dalle parti di San Siro si sono guardati bene dal richiamarlo in organico: come debba comportarsi un professionista dello sport l'ha dimostrato Diego Milito, uno che non ordina caipiroska e mojito, e alla fine ha brindato nella coppa giusta. A Trigoria pensano invece di poter redimere il ragazzo, di dissetarlo a forza di minerale liscia, di nascondergli il tavernello e il cannellino, di cacciare tutte le signorine allegre (anche quelle dal sesso incerto) fra il campo d'allenamento e la casa in cui andrà ad abitare. Certo, con la sua tenacia Ranieri è forse l'unico tecnico al mondo a poterci provare, ma non è che Mourinho fosse un giaggiuolo. E vogliamo discutere dell'aspetto puramente psico-tecnico? Quando Totti tirerà il fiato, lì davanti ci mettiamo un trio di pazzi assoluti come Adriano, Menez e Vucinic? C'è il rischio che il meraviglioso montenegrino, già testa calda di suo, debba trasformarsi in chioccia saggia, figurarsi.   Verrebbe da cantare, come faceva Proietti: «Nun je da' retta Roma, che t'hanno cojonato». Poi magari il nuovo pseudomito giallorosso, quello che non si preoccupava di dichiarare cose come «in Europa mi sentivo sempre sotto pressione» o «avevo perso la gioia di giocare e volevo smettere», saprà zittirci. Ne saremmo felici. Adriano segnerà il gol decisivo in Supercoppa contro l'Inter e diventerà il nuovo re di Roma. Verrà portato in trionfo ai Fori, e tutti i tifosi vorranno offrirgli da bere. E lì ricomincerà il dramma.  

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