L'Italia parte male
SESTRIERE - Dallo scetticismo al tifo contro. Marcello Lippi dà il via alla nuova avventura Mondiale, tutti al Sestriere con l'inverno sudafricano in testa. Manca, rispetto a quattro anni fa, il prologo di Calciopoli. Eppure anche questa volta il commissario tecnico si dice sicuro che «c'è chi tiferà contro, e d'altra parte lo ha dichiarato». Eppure, anche questa volta comincia con la rabbia dei tifosi delusi dal mancato abbraccio con gli azzurri, poi mitigata dalla calda accoglienza di altri sostenitori al Sestriere. Insomma, il gioco simpatia-antipatia è ricominciato, dopo le pause dalle contestazioni del partito pro-Cassano. Nel 2006, l'incidente diplomatico fu al ritiro di Duisburg, quando alcune centinaia di italiani di Germania protestarono perché appena arrivati gli azzurri si chiusero in camera senza fermarsi un attimo a ricevere tanto affetto. Stavolta il palcoscenico era la splendida Reggia di Venaria. Tifosi mischiati a famiglie in gita e turisti interessati ai giardini: in tutto circa 2.000 persone ad applaudire e sostenere. Solo pochi azzurri hanno risposto con qualche autografo e il saluto, la maggior parte è sfilata per salire sul pullman, il motore acceso per il Sestriere. E mentre il bus rimaneva fermo, il grido «vergogna» di tanti tifosi delusi e un pò di fischi sono durati qualche minuto. Copione già visto, per l'Italia di Lippi, e che in Germania si trasformò in un lungo crescendo fino all'abbraccio della folla nel ritiro e all'accoglienza trionfale al Circo Massimo. A eventuali operazioni simpatia, almeno in avvio, Marcello Lippi non appare particolarmente interessato. Fremeva, stamattina, per cominciare il lavoro al Sestriere, «il nostro vero obiettivo di questi giorni: allenarci, allenarci e allenarci con l'intensità che sappiamo metterci». Per abbracciare davvero i tifosi ci sarà spazio semmai più avanti. D'altra parte, da Cassano a Balotelli fino al 10 mancante, Lippi sa che i due anni della sua nuova avventura azzurra sono stati contraddistinti dallo scetticismo: inizialmente sorprendente per il ct, che a Parma gridò contro il pubblico che urlava agli azzurri di andare a lavorare e a Cesena parlò di fomentatori a proposito dei cori pro-Cassano. Ora, diventato il tifo contro dichiarato da Renzo Bossi o Marco Travaglio. «Questa è l'Italia, non c'è chi gufa», diceva dai saloni della Reggia il presidente del consorzio Venaria, Fabrizio Del Noce. Lippi, alle rassicurazioni sull'unità italiana, scuoteva la testa. Per poi spiegare: «Se ho il sospetto che qualcuno tiferà contro? No, è la certezza. Per motivi politici o perché qualche giocatore non è stato convocato: ma c'è chi l'ha già detto». Come Mourinho, neanche Lippi però si scompone. A Germania 2006 lo bollarono prima come l'antipatico, poi come il vincente. E allora via con il nuovo Mondiale.