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E' un personaggio da fotoromanzo

Josè Mourinho ospite di Chiambretti Night

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Finalmente va via. Lascia l'Italia il più antipatico, antisportivo e tremendamente fortunato dei ricconi del calcio. Sì, parliamo proprio di lui, di José Mourinho. Numero uno? Perché piace alle donne? È solo nato con la camicia. Nella sua vita di allenatore c'è una sola grande impresa non prevedibile: la vittoria con il Porto. Ma quella squadra aveva anche dei fenomeni che poi si sono sparsi nei più grandi club. Avrei voluto vedere Mou ripetersi con quella squadra priva dei campioni. Invece per lui subito il soggiorno dorato con il Chelsea del ricco Abramovic che va a far la spesa in tutta Europa, prendendo per il suo allenatore tutto il meglio a disposizione. E lui che polemizza, urla, piange e ride. E vince. Anche se meno di quel che si aspettava il suo presidente. Fiero della sua antipatia, arrogante con i suoi colleghi. Certo lui è baciato dalla fortuna, mica deve allenare il Parma o il Livorno. A lui nessuno ha mai detto: non c'è una lira. No, lui ha tutto. Può tutto. Insultare, fare le sceneggiate in campo, e fuori. Arrogante. Che bravo Mourinho. Tanto bravo che dopo aver preso tanti soldi in questo Paese si permette di insultare e disprezzare. Ma guardatelo la domenica. Prima di entrare in campo si ammira allo specchio: quanto si piace. La barba volutamente lunga di un giorno e mezzo, non tanto da farlo sembrare disordinato, ma abbastanza per renderlo interessante. Come i simboli dei fotoromanzi di un tempo, oppure delle più moderne fiction: bello e un po' canaglia. Del resto i bravi ragazzi non hanno mai tanto successo con le donne. Sono da sposare forse, non da amare o desiderare. Poi in campo, ben sapendo di avere le telecamere puntate, eccolo tirare fuori tutto il suo armamentario della seduzione preso in prestito da qualche manuale da supermercato. Scatti d'ira, studiata indignazione con tanto di gesti adeguati. Il nodo della cravatta che si slaccia, la camicia che si apre un po'. Poi che vinca è secondario. Vorrei vedere che non vincesse nemmeno. Chiunque dei venti allenatori della serie A con quella corazzata avrebbe vinto e forse anche con maggiore distacco. Date Milito alla Roma e vediamo chi arriva primo. Ma i presidenti, così come le adoranti orfane dei miti di Grandhotel, sono ad ammirarlo. Lui si compiace. E incassa. Assegni veri. Adesso andrà a Madrid, dopo anni di insuccessi la squadra più ricca d'Europa vuole spendere per vincere. E lui naturalmente è pronto. Un vincente? No, solo un grande paraculo, altro che Ulisse in cerca di nuove sfide. Forse un merito lo ha, ma di sportivo ha ben poco: sa come restare sulla cresta dell'onda senza mettersi in gioco e senza rischiare. Di donne sognanti il seduttore mediatico ne troverà anche in Spagna. Tanto di creduloni è pieno il mondo. Compreso, anzi soprattutto, quello femminile.

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