Special One saluta Moratti con un trionfo
L'orgoglioso Bayern domato perfino oltre il punteggio, netto, che porta la firma di un marziano, il Principe Milito incoronato Re, una prova da leggenda. Mourinho centra la tripletta, zeru tituli per tutti gli altri. Sarà un addio col suggello del trionfo. Un grandissimo tecnico, una grandissima squadra, capace di trasformare i fuoriclasse in gregari umili e sublimi al tempo stesso. Una vittoria che non lascia spazio a recriminazioni, la squadra più forte si è presa il diritto al primato continentale. Raramente sfide di questo livello hanno un avvio spettacolare, comune l'intento di allargare la difesa avversaria, possesso di palla e insistiti passaggi per i tedeschi, incisive le verticalizzazioni dell'Inter. Punto di riferimento un fantastico Diego Milito, con Eto'o e Pandev soldatini diligenti per aiutare Maicon e Chivu. Nel primo tempo pericoli senso unico, ma a dieci minuti dal riposo l'intesa tra Milito e Sneijder è risultata devastante: tocco di testa per l'olandese, taglio preciso in area, il segno della nobiltà nella conclusione di destro del Principe. Che poco dopo ha restituito il favore, ma Sneijder ha mancato una grande occasione per il raddoppio, che avrebbe potuto chiudere i conti. Ma ci ha pensato ancora Milito, con una prodezza fantastica, poi Julio Cesar ha abbassato la saracinesca. E dunque, fatti salvi sconvolgimenti imprevedibili, si conclude dopo due anni l'avventura italiana dello «Special One». Situazione ben diversa rispetto all'addio al Porto dopo il trionfo europeo del 2004, quando il passaggio al Chelsea era stato già sancito con tutti i crismi della regolarità. Da vecchio cittadino del mondo dell'informazione, confesso che molto rimpiangerò quella ventata di aria fresca, talvolta degenerata magari in turbinii tempestosi, che Josè Mourinho ha portato nel nostro calcio. Sbriciolando, anche facendo uso di un piccone dialettico non da tutti apprezzato, quel muro di fariseismo che caratterizzava il mondo dell'informazione calcistica. Un campionario di ovvietà, di ipocrisie, di proclami avvilenti nella loro banalità, logico che la propensione all'invettiva procurasse al portoghese tanti nemici: lui proprio quelli andava cercando. Un'esposizione rischiosa, la sua, volta a proteggere la squadra e la società, i puntuali fulmini mediatici dei benpensanti lo sfioravano senza turbarlo. Atteggiamenti molto spesso oltre le righe, è vero: sgradevoli quando i colleghi diventavano bersagli, però nessuno, almeno, si è annoiato in questo biennio di fuoco. L'augurio di buona fortuna per il futuro, da parte di un fin troppo collaudato cronista, è sincero, ci mancherà un grande personaggio. Altri movimenti sulle panchine d'Italia, Allegri sembra destinato a raccogliere l'eredità di un gentiluomo come Leonardo, Mazzarri prolunga col Napoli, Rosella Sensi si tiene stretto il suo magico Imperatore Claudio. Altri valzer in arrivo, sempre che il Tribunale milanese non decida, domani, di spegnere la musica.