Sfida italiana
«Scusa, ma non è che vi ritirate?». Così alla vigilia della decisione del Coni che sta già cambiando il destino di Roma, il sindaco Alemanno ha telefonato al collega di Venezia, Giorgio Orsoni. Una telefonata ripetuta poche ore dopo, per gli auguri, quando il Coni ufficializza la candidatura di Roma alle Olimpiadi 2020. Una candidatura che segna il primo grande successo di Alemanno che ha creduto in ogni momento nel grande sogno olimpico e che viene annunciata, guarda caso, proprio mentre il primo cittadino riceve il premio «Tor Vergata, etica dello sport» insieme alla squadra dell'Aquila rugby. Si comprende dunque il sorriso di Alemanno quando entra nell'Esedra del Marc'Aurelio per la conferenza stampa convocata proprio per commentare la scelta di Roma come candidata dell'Italia ai Giochi olimpici del 2020. E nulla è scelto a caso per lo scatto di una fotografia destinata a rimanere nella storia della Capitale. Alemanno con alle spalle la lupa capitolina, la bandiera delle Olimpiadi del 1960 e al lato la statua equestre di Marc'Aurelio che indica lontano. Al fianco del sindaco i presidenti di Regione e Provincia, i ministri alla Comunità europea e alle Politiche giovanili, il sottosegretario ai Beni cultutali e il presidente dell'Unione industriali di Roma. Istituzioni e città, insieme per scrivere dopo cinquant'anni la storia non solo di una capitale ma di un Paese. Una sfida che significa l'Italia del terzo Millennio. «Non c'è spazio per le polemiche - ha subito detto Alemanno - la scelta tra Roma e Venezia è avvenuta sui parametri stabiliti dal Coni. Si è trattata di una scelta scientifica e non politica. Spero si trovino grandi eventi per valorizzare Venezia, come ad esempio l'America's cup. Non drammatizzerei le dichiarazioni dure della Lega. A caldo erano scontate, anzi le considero normali in una certa fisiologia di esternare». Vanno bene anche le polemiche, insomma, purché si plachino nel giro di qualche giorno e che poi si volti pagina. Non solo e non tanto per Roma ma quanto per l'Italia intera. «Nel 1960 le Olimpiadi furono un'occasione di svolta tra l'Italia del dopoguerra e l'Italia del boom economico. Nel 2020 l'Italia avrà la possibilità di dire al mondo di aver superato il declino e aver vinto la sfida della globalizzazione - sostiene il sindaco - tra un anno il Comitato internazionale olimpico inizierà a valutare i progetti. Parte quindi oggi una nuova fase ma la prima cosa che occorre fare, se davvero vogliamo vincere questa grande sfida, è quella di essere uniti dal punto di vista politico, sociale e territoriale. Roma è stata scelta dal Coni perché è la città che rappresentare l'Italia nel mondo, che può vincere più facilmente tra le varie città candidate e che quindi può far vincere l'Italia. Mi auguro perciò un voto unanime del Parlamento, così come c'è stato al Comune, alla Provincia e alla Regione. Questa grande sfida si può e si deve vincere attraverso una grande unità». E proprio mentre il sindaco Alemanno parlava alla stampa i vertici del Coni si recavano a Palazzo Chigi per ufficializzare la candidatura di Roma. A riceverli il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo Sport, Rocco Crimi. Un passaggio formale che segna l'inizio di una nuova fase che avrà come tappa fondamentale la nomina del Comitato promotore Roma 2020, ovvero la cabina di regia per arrivare alla scelta di Roma nel 2013 quando a Buenos Aires si deciderà la sede per i Giochi olimpici. Nei giorni scorsi si erano alzate polemiche sulla presidenza del comitato, ma è lo stesso Alemanno a raffreddare i toni. «Dovrà essere un comitato promotore in cui tutti siano rappresentati - ha detto il sindaco - è un tema delicato di cui bisogna discutere con Governo, Coni, Provincia e Regione. Di sicuro il presidente non sarà romano e il comitato dovrà rappresentare tutta l'Italia». Ma è già totonomine. E i «candidati» in pectore spaziano dal presidente della Fiat, John Elkann a quello di Confindustria, Emma Marcegaglia, da Gianni Letta a Walter Veltroni. Anche se gli occhi sono ancora puntati, come riferì Il Tempo qualche mese fa, su Sofia Loren. E chiisà se sarà proprio la grande attrice, ambasciatrice dell'italianità nel mondo, a trasfromare il sogno olimpico in realtà.