Ranieri giura fedeltà alla Roma
«Resto al 100%». Ranieri fa una promessa alla Roma e non può tornare indietro. C'è solo la panchina giallorossa nei progetti a breve scadenza di un tecnico che il presidente federale Abete avrebbe portato volentieri in Nazionale. Ma il discorso azzurro per il momento è tramontato. Ranieri non sarà il dopo-Lippi. «Andare via mi sembrerebbe come tradire me stesso - assicura l'allenatore testaccino - voglio continuare questo progetto. Mia figlia quando ha letto le dichiarazioni sulla nazionale mi ha detto "non fare scherzi eh". Poi quell'ambizione rimane. Vorrei allenare una nazionale in futuro e se dovesse essere quella azzurra sarebbe meglio. Ma ora resto alla Roma». Per riprovarci dopo aver sfiorato uno scudetto miracoloso in una stagione che sarà comunque irripetibile. Ranieri lo sa bene e conosce anche la situazione societaria. Investimenti limitati in programma, impensabile costruire una squadra alla pari dell'Inter di Moratti ai nastri di partenza. «Faremo ancora meglio, ma questo non significa che vinceremo». Tradotto: adesso non chiedetemi lo scudetto. «L'importante è fare un campionato di vertice. Poi ci sarà la Champions League, andremo in giro per l'Europa. Sappiamo le difficoltà ma mi piace pensare positivo. Per quanto sarà dura, il prossimo anno dovremo provare a fare meglio. Io ci voglio credere». Di mercato e prospettive si parlerà nell'incontro tra il tecnico e la presidentessa Sensi. Quando? Da oggi ogni giorno può essere quello giusto, probabile che avvenga tra domani e giovedì. Ranieri proporrà dei nomi per i possibili acquisti (Simplicio è già preso, servono due terzini, un esterno «alto» e un centravanti), farà le sue valutazioni su conferme (Burdisso, Toni, Motta) e possibili cessioni dei big (Mexes, Baptista e Doni) e vuole capire fino in fondo le possibilità di investimento sul mercato. Non solo. Con la Sensi si parlerà pure del rinnovo di contratto del tecnico che quest'anno ha guadagnato 2,3 milioni lordi (più premi) per dieci mesi e nella prossima stagione ne percepirà 3,7 per dodici mesi. Ranieri è pronto a prolungare l'accordo per altri due anni (con lieve ritocco dello stipendio verso l'alto) e se troverà disponibilità dall'altra parte sarà ancor più motivato a sposare il progetto giallorosso. Gli piacciono le sfide difficili e poco importa se «bisogna far quadrare i conti. Siamo come quelle famiglie con i soldi contati. Nel nostro caso anche meno. Ma punteremo su giocatori che vogliono questa maglia e che accettino la sfida». Sempre più a suo agio nel ruolo di profeta in patria, il tecnico ha scherzato durante la consegna dei premi Ussi con il dirimpettaio laziale Reja. «La vittoria che mi è piaciuta di più? I derby. È vero, non meritavamo in nessuno dei due casi ma da romano mi ha dato ancora più soddisfazione. È stata una stagione bellissima, certo il dispiacere c'è. Nell'intervallo della gara con la Sampdoria ho parlato con i ragazzi, con Totti e gli ho detto: se battiamo la Samp è fatta. Purtroppo non è successo». Giura che Mourinho gli mancherà, «perché è un'avversario tosto. Come allenatore è molto bravo, segue la scuola italiana. Come uomo è un ottimo comunicatore, a volte sconfina un po' ma è giovane. Mi è dispiaciuto quando qualche volta mi ha offeso, se non lo facesse sarebbe perfetto». Di futuro ha parlato anche De Rossi da Milano. «Bisogna ripartire da questi giocatori, incluso Toni - è convinto il centrocampista - e qualora qualcuno andasse via va rimpiazzato subito con gente all'altezza: bisogna investire, ma è quello che la società ha sempre fatto nelle proprie possibilità. Se la Roma continuerà a lavorare in questo senso, prima o poi vincerà lo scudetto». Se Totti teme di avere ancora poche occasioni per un bis, De Rossi prova «a non pensare che sia così ma a cosa fare per arrivare due punti avanti anziché due punti dietro il prossimo anno. Totti ha il vantaggio di aver già vinto uno scudetto mentre io sto ancora al palo e ne soffro». E con lui tutta la Roma romanista.