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Anche Mou sa piangere Moratti spera che resti

Josè Mourinho festeggia lo scudetto al termine di Siena-Inter

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Non è un film e neanche un montaggio: Mourinho ha pianto. Ieri lacrime sincere hanno solcato la sua barba appena incolta, nello sguardo muto e grato a quei tifosi che gli sono entrati nel cuore. Lo hanno visto tutti, durante il giro di campo, e le telecamere hanno tradotto un sentimento forte a colpi di zoom. Un abbraccio che però, molto probabilmente, non sarà sufficiente a tratTenerlo all'Inter e tantomeno in Italia. Ieri un altro mezzo miracolo si è verificato al fischio finale: Mou ha ritrovato la parola nel dopo-partita di campionato. E la sua è stata la summa di una stagione controversa sul piano della comunicazione, con provocazioni e risposte al vetriolo, squalifiche e ammende. Ma lui ha cercato di prendere il tutto alla larga. Anche se poi non ha potuto negarsi la soddisfazione di liberare le scarpe di qualche sassolino. «Mi mancava questo, vincere un campionato nell'ultima partita e all'ultimo minuto. Ho vinto a casa, in albergo, con 4-5 partite dalla fine, questa esperienza è nuova e non la voglio ripetere», il suo esordio condito da una gran risata. Il tecnico portoghese ha definito «meritata» la vittoria dello scudetto e ha spiegato che «il momento più difficile è stato dopo la partita con la Fiorentina: «A quel punto - ha detto - noi eravamo secondi e non dipendevamo solo da noi. Sapevamo che non bastava vincerle tutte e poi giocavamo con la Juve che non sarebbe venuta a Milano per vincere, ma per non far vincere all'Inter il campionato. Poi la Roma ha perso con la Sampdoria, noi siamo stati di nuovo proprietari del nostro destino ed è stato facile». Cosà farà adesso? Resterà all'Inter? «Dopo la finale di Champions passerò 2 o 3 giorni a pensare a me stesso, a decidere». Quindi ha spiegato: «Durante la stagione, in alcuni momenti ho pensato che questo non fosse il mio habitat naturale, non era il Paese per me. Qui non mi sento a casa Poi, quando è ricominciata la Champions, è arrivato il momento di giocare e non c'era spazio per le riflessioni. Adesso sono pronto a dare tutto in una settimana storica per l'Inter. In questo momento non sono egoista per pensare a me stesso, penso solo all'Inter, ai miei giocatori. Dopo Madrid ci sarà il tempo di essere egoista per uno, due, tre giorni e penserò a quello che mi farà più felice dal punto di vista professionale. Ma ora, al 100%, posso dire che non è vero che stia con un piede e mezzo al Real, anzi, sono lontanissimo dall'essere l'allenatore del Real». Poi Mourinho è tornato sulle polemiche delle ultime settimane, dopo le sue dichiarazioni sul Siena. «Tutti hanno parlato del Siena, ho fatto una battuta e quasi ho rischiato di stare fuori in questa ultima partita. Per questo, dopo Inter-Sampdoria avevo preso la decisione di non parlare più, di stare zitto». Quindi l'inevitabile siparietto sui «tituli»: «Due a noi e uno alla Lazio. Zero tituli a Milan e Juve». Dall'allenatore al presidente: «All'Inter capita sempre di vincere contro tutto e tutti - ha detto Massimo Moratti che ha festeggiato anche i suoi 65 anni -. Questo è stato lo scudetto di Mourinho, così come lo è stato quello della scorsa stagione. È stata una vittoria sofferta, come sofferto è stato tutto il campionato fino all'ultimo minuto». Mourinho resterà? «Ha un contratto con noi per molti anni, poi vedremo quello che succederà. Vorrei rimanesse per sempre, ma non so. Se resta a Madrid dopo la finale? Non lo so». Per Moratti Mourinho «è un uomo splendido, un allenatore vincente che si dedica anima e corpo a questa squadra» Il numero uno nerazzurro ha aggiunto: «Herrera? A Josè non piacciono i paragoni. Diciamo che Herrera è stato il numero uno, Mou è lo Special Numero Uno. La Grande Inter? Come i Beatles, non si paragona con nessuno».

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