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Totti ha pagato il suo essere autentico

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il calcione del capitano della Roma Francesco Totti all'attaccante dell'Inter Mario Balotelli durante la finale di Coppa Italia allo stadio Olimpico di Roma

I campioni non si lasciano andare

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Ho provato a schierarmi tra i politicamente corretti. Totti non doveva dare un calcio nel sedere di Balotelli. Un professionista, un campione ecc... Proprio non ce la faccio. Ne ho sentite troppe di vergini scandalizzate. Posso confessare che per un attimo, solo per un attimo in quella pedata c'era anche la mia rabbia. Chi ha dimenticato Balotelli che si procurò un rigore simulando, e poi fece un gestaccio verso la tifoseria giallorossa? Ma un calcio nel didietro non glielo avremmo dato volentieri? Lo sappiamo che i romani non sono molto simpatici a Nord: strafottenti, caciaroni, ironici, fumantini. Ma è la nostra storia. È quella dei nostri eroi popolari: da Meo Patacca a Ciceruacchio, a Rugantino. Un po' smargiassi ma «de core». Totti con quella maglia non è solo un professionista, è uno di noi. Pensa, ragiona, si emoziona, esagera, sfotte come migliaia di altri tifosi. Per quei colori ha rinunciato a successi agevoli in altre città. Ma lo vedreste Totti con la maglia del Milan o del Real Madrid? Ve lo immaginate negli spot fare come Del Piero e parlare con gli uccellini, oppure sentire un tifoso napoletano che sfotte con: quel noi tifiamo Napoli, tiè. Gli avrebbe tirato il piatto. È vero su Balotelli e in altre occasioni ha sbagliato. Ma platealmente e ha pagato. Un altro più furbo avrebbe fatto male facendola franca. Lui no. Ha fatto quello che si sentiva di fare. Come sempre. Eppure c'è qualcuno che può mettere in discusione le sue grandi qualità? L'unico campione vero italiano degli ultimi anni. A Roma vediamo frotte di turisti provenienti da tutto il mondo, ma di quale giocatore italiano comprano la maglietta? Di Totti. Gli altri? Non esistono. Come non restare affascinati dalla sua smargiassata quando a un campionato europeo decise di calciare un rigore decisivo con il famoso cucchiaio? Zoff, allora allenatore, rischiò l'infarto. Ma negli ultimi mondiali mentre a tutti i giocatori, padani e non, tremavano le gambe per la paura, chi si prese la responsabilità di calciare un rigore decisivo? Fu Totti. Per quanti anni le sue gambe sono state il bersaglio preferito degli avversari? Non lo hanno tutelato. Poi tutti a piangere lacrime di coccodrillo quando un carneade in mutande pensò alla soluzione finale rompendogli una gamba e fu solo ammonito. Il Capitano da allora gioca con una piastra metallica inchiodata all'osso. Certo gli anni passano, ma pesano soprattutto le botte prese. Eppure è li, a metterci la faccia. Lui vero. Che si indigna, che si arrabbia, che sbotta. Che non può accettare anche gli sfottò dei ricchi: vincenti e piagnoni. Già Mourinho, ora insinua il tentativo della Roma di pagare il Siena per contrastare l'Inter. Ma lo scandalo c'è stato all'Olimpico domenica. A dire il vero un rimprovero lo facciamo a Totti. Un bel calcio nel sedere doveva rifilarlo anche a Mourinho. L'avrei applaudito. E non sarei stato il solo.

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