Troppa Inter, la Coppa Italia è sua
Doveva essere la vittoria dello sport, il coronamento dell'ultimo atto di una competizione tutta italiana, tra le due squadre più forti del nostro campionato . Un match liberatorio per smaltire le tossine di un finale di stagione avvelenato, con gli eroi in campo a dare l'esempio alla gente sugli spalti. Così non è stato, è partita malissimo, con un match che s'è sviluppato sul tema dei nervi e della cattiveria, e si è chiusa ancora peggio con il rissone sfiorato a fine gara con tanto di gesti sbagliati contro la tifoseria. Vince l'Inter che porta via la sesta coppa Italia della sua storia e lascia ancora una volta la Roma con l'amaro in bocca. Vince perché ne ha di più, in questo momento è più squadra e se ti metti a fare a sportellate con loro finisce, inevitabilmente, male. E la Roma ha abboccato, ha sbagliato partita e alla fine s'è dovuta inchinare a una squadra che si appresta a vincere il quinto scudetto consecutivo e tra un paio di settimane andrà a Madrid a giocare la finale di Champions. Un motivo ci sarà... In avvio solo calci, tanta tensione e poco gioco con le due squadre contrattissime che pensano più a far valere il fisico che a far rotolare il pallone. E non è un caso se dopo 36 secondi Burdisso lascia il segno sulla coscia di Sneijder che sarà costretto da lì a qualche minuto a chiedere il cambio. Mourinho (che fa show in panchina e viene bersagliato dai laser dei romanisti) toglie l'embargo a Balotelli rianimando il giovane talento. Quando inizia a diventare una partita l'Inter si fa subito sotto e Julio Sergio è chiamato all'opera da Maicon ben lanciato a rete da Eto'o. Primo boato al 17' quando Rizzoli annulla un gol a Milito per fuorigioco: millimetrico, ma giusto. Mourinho schizza allo schermo del quarto uomo a bordo campo convinto del furto ma rimedia, anche lui, una sportellata. L'Inter cresce e solo un miracolo di Burdisso in chiusura su Balotelli salva la Roma dal ko qualche minuto dopo. Bisogna aspettare quasi la mezz'ora per vedere qualcosa di marca Roma: contropiede veloce con Julio Cesar che toglie dai piedi di Toni la botta facile a rete. Ma è l'Inter ad avere in mano il pallino del gioco e, inevitabilmente, al 40' passa. Gol capolavoro dell'argentino che parte da metà campo, resiste al ritorno di Perrotta, approfitta della dormita di Mexes e castiga la Roma: fa 1-0. La gara s'incattivisce e Rizzoli fatica a tenerla in mano commettendo anche lui qualche errore pesante: ma almeno li distribuisce quasi equamente. Prima grazia Burdisso, già ammonito, per l'ennesimo fallo su Balotelli, poi non vede un pugno di Mexes in area giallorossa a Materazzi, quindi non concede un rigore alla Roma per una vistosa trattenuta in area di Samuel su Toni. Ranieri nella ripresa cambia: tocca a Totti (per un Pizarro mai entrato in partita) e a Motta (per evitare l'espulsione a Burdisso). Va meglio, molto meglio, da subito. Ma non basta, perché la scintilla arriva, ma la fiamma non si accende. Gran punizione da trenta metri del capitano che Julio Cesar non trattiene e Juan di testa alza sopra la traversa a porta vuota. La Roma cresce, ma l'Inter resta lì e ribatte colpo su colpo smontando le velleità giallorosse, ribattendo anzi in contropiede più volte. Quando contro una squadra come l'Inter sbagli, lei ti castiga e soprattutto non ti concede un'altra occasione. È il caso di Vucinic che butta via a dieci dal termine l'ultima chance per riaprire la gara: l'Olimpico lo percepisce e i minuti finali sono una brutta pagina di calcio con i romanisti che trasportano in campo, sbagliando, tutta la frustrazione accumulata in questi giorni dalla città. A questo va aggiunto Balotelli che fa il fenomeno e riesce a far saltare i nervi all'Olimpico: Totti compreso. Il capitano della Roma, che s'era guadagnato sul campo un pass per i Mondiali sotto gli occhi di Lippi e di un parterre d'eccezione, a perdere così non ci sta. Nel suo stadio, davanti al suo popolo: troppo. Ma il calcio da dietro a Balotelli lanciato in area non merita commenti: rosso diretto di Rizzoli sacrosanto. Brutto, molto brutto, così come i gestacci di Maicon e Chivu rivolti alla tifoseria giallorossa dopo i tre fischi che non fanno che alzare il rischio incidenti e la rabbia dei romanisti. Altro che festa, lo sport stasera ha perso di nuovo: ma l'Inter porta via comunque la coppa. La consegna Schifani, esplodono i petardi e all'Olimpico suona l'inno interista. E poi Mourinho dice che giocare in casa è un vantaggio: provi a dirlo ora ai tifosi romanisti. Mah...