Il re è sempre Nadal

Roma 2009-Roma 2010. È passato un anno e per gli Internazionali sembra cambiato poco: sul trono c'è ancora Rafael Nadal, capace di centrare il pokerissimo sulla terra rossa del Centrale con una finale il cui punteggio, 7-5 6-2 su Ferrer, racconta meno di quanto successo. Roma 2009-Roma 2010. È passato un anno e per Rafael Nadal, invece, è cambiato tutto. Dodici mesi fa lo spagnolo centrava nella Capitale quello che a lungo sarebbe stato il suo ultimo successo. Solo una settimana dopo, nella «sua» Madrid, si arrendeva in finale a Roger Federer e cominciava un'astinenza lunghissima per chi aveva scalzato proprio lo svizzero dal trono della classifica Atp e, dopo Us Open e Wimbledon, aveva dimostrato di poter vincere su ogni superficie. In questi dodici mesi che iniziano e finiscono a Roma, allo spagnolo è successo di tutto. O, meglio ancora, è successa semplicemente una cosa: ha scoperto di non essere invincibile, nel campo e nel fisico. Sì, perché il primo problema è nato proprio nel corpo del maiorchino, una macchina che sembrava perfetta, capace di reggere un gioco fatto tutto di corsa e potenza. E invece non era così. Le ginocchia di Nadal hanno scricchiolato, lui ha deciso di fermarsi e quando ha ricominciato non sembrava più lo stesso. Ancora una volta, in campo e nel fisico. In campo perché i suoi colpi non erano più così potenti e profondi, nel fisico perché la sua muscolatura era quasi scomparsa. E così lo spagnolo ha dovuto anche sopportare quel vocìo che adombrava sospetti di doping sulle sue vittorie. Rafael ha resistito, è sceso fino alla terza posizione del ranking Atp senza mollare, senza mai accettare che il suo talento fosse messo in discussione. Quindici giorni fa, a Montecarlo, ha ritrovato la vittoria. Lo ha fatto su quella terra rossa che, in questo momento, è una vecchia cara amica in cui rifugiarsi. Poi c'è stata Roma, la sua Roma, quella in cui aveva già vinto 4 volte, più di qualsiasi altro campione del passato e del presente. E nella Capitale Nadal ha dimostrato che la vittoria del Principato non era stata casuale. Ma un anno di crisi ha regalato comunque un giocatore diverso. La differenza sta tutta nella scelta fatta da Rafael nella settimana che ha preceduto gli Internazionali: saltare Barcellona. «In questo momento non posso giocare tante partite di seguito, è la cosa migliore per me e per il tennis», aveva spiegato.   Il Nadal scopertosi battibile è più umile, pronto a lottare ancora di più perché i suoi avversari sanno di poterlo sconfiggere. Anche ieri, in un match interrotto due volte a casa della pioggia, il maiorchino si è trovato un Ferrer che gli ha dato filo da torcere, più di quanto dica il punteggio. Il Nadal di oggi sa che per vincere non può più contare solo sulla paura che incuteva sugli avversari e che le sue gambe non possono reggere tutta la corsa a cui era abituato. Sa che deve giocare meglio, d'astuzia, di precisione e non solo di potenza. E così, a partire da Roma, Nadal può diventare un giocatore ancora più forte.