Finisce pari il derby dei manifesti
Chila fa, l'aspetti. Ecco allora l'idea di un manipolo di laziali che non avevano digerito la sconfitta nel derby, il gesto famoso dei pollici verso il basso di Totti e la successiva affissione di manifesti del capitano giallorosso sulle «sacre mura» del centro sportivo di Formello. I romanisti andranno sotto la sede della Federcalcio a protestare contro gli arbitraggi e i laziali preparano in 48 ore dei manifesti goliardoci per ricordare l'ormai noto teorema del complotto. Era stato abbandonato fino alle 21.30 di domenica sera poi è tornato d'attualità: prima erano errori degli arbitri, ora sono mirati a favorire tutti, mai la Roma. Prima non serviva la contemporaneità degli eventi, adesso è una vergogna che in questo fine settimana non si giochi tutti alla stessa ora. E così verso le 2 di notte scatta il blitz. Prima in tipografia a ritirare i poster giganti raffiguranti il famoso gol di Turone annullato alla Roma nel 1981 e costato uno scudetto e il fallo di mani di Zauri di domenica scorsa che è costato il nuovo sorpasso interista. Verso le 2.30 si comincia a imbrattare le zone intorno a via Allegri e via Po con le scritte «era bona, era mani», riferito ai due discussi episodi arbitrali. Quando ieri mattina le legioni giallorosse sono arrivate sul posto, non hanno associato subito i manifesti alla risposta laziale anche se il contenuto era abbastanza eloquente. Hanno guardato compiaciuti pensando che il tutto fosse iniziativa romanista. Non era così. E, se i derby in campo sono finiti male, almeno i tifosi biancocelesti sono riusciti a pareggiare quello dei manifesti.