Daniele Palizzotto Altro che Internazionali d'Italia.
Iltorneo del Foro Italico assomiglia sempre più al campionato nazionale spagnolo. Rafael Nadal, Fernando Verdasco, David Ferrer: le semifinali maschili parlano iberico, con il lettone Ernests Gulbis a far da guastafeste. Un dominio assoluto, come sempre sulla terra battuta. Come quindici giorni fa a Montecarlo, quando tra i soliti Nadal, Verdasco e Ferrer si inserì l'intruso svedese Robin Soderling. E come la settimana scorsa a Barcellona, dove l'assenza del campione maiorchino non impedì alle furie rosse di piazzare due giocatori in semifinale: Verdasco e Ferrer, tanto per cambiare. A Roma c'è pure Nadal, caricato dal successo di Montecarlo. Nel Principato Rafa aveva vinto lasciando le briciole agli avversari: 14 game persi in cinque incontri, un ruolino impressionante. Al Foro il maiorchino ha ceduto lo stesso numero di giochi in «soli» tre match, ma la marcia è altrettanto imperiosa, considerando la forza degli avversari. Lo Stanislas Wawrinka sconfitto ieri 6-4, 6-1, per esempio, assomiglia tanto al giocatore che due anni fa raggiunse la finale degli Internazionali d'Italia e la nona posizione della classifica mondiale. Gran servizio ed eccellenti accelerazioni da fondo, lo svizzero sta vivendo un momento magico, iniziato a febbraio con la nascita della primogenita Alexia e culminato poche settimane fa con la vittoria di Casablanca. Non inganni il punteggio finale, perché nel primo set Nadal ha dovuto faticare molto per confermare pronostico e precedenti favorevoli. «Stanislas giocava bene - spiega lo spagnolo - mentre io non riuscivo a esprimermi al meglio e faticavo nei turni di battuta». E in effetti Rafa soffre in risposta, non sfonda con il diritto mancino perché incrocia il rovescio dell'avversario, subisce sull'altra diagonale. Morale: nei primi quattro game il maiorchino porta a casa solo due punti sul servizio di Wawrinka, ma con la solita grinta rimane avanti fino al 5-4. All'improvviso la svolta. «Nel momento decisivo ho cominciato a giocar bene - racconta Rafa – sono entrato in campo e ho imposto il mio ritmo». Wawrinka, è vero, viene improvvisamente abbandonato dal servizio. Ma Nadal non aspetta gli errori dell'avversario, lo spinge fuori dal campo, lo sorprende con una palla corta e un diritto in avanzamento e chiude il primo set con un incredibile rovescio in allungo che pizzica l'incrocio delle righe. Il secondo è senza storia. «Ho alzato il mio livello di gioco – spiega Rafa – ho iniziato a muoverlo e sono anche andato a prendermi i punti a rete». Ora c'è Gulbis, giustiziere in serata di Feliciano Lopez e responsabile del mancato en-plein spagnolo. I quattro moschettieri iberici avrebbero potuto eguagliare il record argentino (datato Amburgo 2003) nei tornei oggi conosciuti come Masters 1000: «È incredibile - confessa Nadal - siamo grandi amici e ci conosciamo a memoria». Roma è affare spagnolo. Gulbis permettendo.