Daspo ai giocatori
PaoloDani PISTOIA La violenza nel calcio non è solo sugli spalti. Roberto Maroni, ministro dell'Interno, tira le orecchie ai giocatori. «Il Daspo - afferma a margine del premio Bardelli - viene dato ai tifosi violenti per impedire loro di partecipare alle manifestazioni sportive ma l'immagine di un giocatore violento, che fa fallo dopo la fine della partita, è peggio di qualunque episodio di violenza perché trasmette un messaggio devastante. Non sarebbe male una forma di Daspo anche per i giocatori per i quali l'etica è solo un optional e contano solo i soldi». Ma il ministro dell'Interno individua anche nell'atteggiamento di tanti genitori elementi condannabili. «Il Daspo dovrebbe essere comminato anche a certi genitori che hanno un atteggiamento diseducativo assistendo alle competizioni sportive dei propri figli - ha continuato il capo del dicastero - incitano i loro bambini a spaccare le gambe ad altri bambini. E tutto questo è intollerabile. Sono preoccupato per il ritorno della violenza che ha imposto l'emissione di 1.500 Daspo solo quest'anno, contro i 4.000 da quando esiste il provvedimento». Il ministro Maroni ha anche parlato di impianti che dovrebbero diventare di proprietà delle società. «In questo modo si potrebbe risolvere il problema della sicurezza - il pensiero del ministro - perché ci sarebbe un controllo diretto degli stadi da parte delle società». Ma ai club fa anche un altro invito: «Dovrebbero rendersi conto che la tessera del tifoso è lo strumento migliore per la sicurezza. Ma l'iniziativa è stata contrastata da alcune tifoserie e, di conseguenza, da alcune società succubi di quelle curve». La reazione del mondo calcistico è arrivata puntuale: «I calciatori - replica il presidente dell'Aic Sergio Campana - hanno già il loro Daspo, e lo infligge il giudice sportivo. Come Aic continueremo a sensibilizzare i giocatori affinchè siano esempio di comportamento». Critiche alla proposta arrivano anche da ex giocatori. «Io lo avrei preso di sicuro, e anche giustamente - afferma Pasquale Bruno - ma nascondersi dietro al gesto di Radu o a quello di Totti è ridicolo. La legge esiste, ma non viene applicata. Pensare che siano i giocatori a istigare quello che succede sugli spalti o fuori, è un modo per prendersi in giro».