Daniele Palizzotto «In Federation Cup le classifiche non contano.
FlaviaPennetta lo sapeva: la Repubblica Ceca sarebbe stata un avversario ostico. Alla fine della prima giornata di semifinale l'Italia conduce 2-0, è vero, ma il risultato non dice tutto. Non dice, ad esempio, delle difficoltà incontrate dalla brindisina nel match d'apertura contro Lucie Hradecka, 25enne poco conosciuta a livello internazionale perché da poco entrata a pieno titolo nelle top 100. E non dice della difficile situazione psicologica che avrebbe investito la squadra italiana se la Pennetta avesse perso il primo singolare. «Ero molto nervosa - racconta Flavia - Sapevo non sarebbe stata una partita facile, sentivo il peso della responsabilità». Ecco spiegato l'avvio difficile sotto una leggera pioggia stile Wimbledon («Quando giochi non la senti, ma che stress l'attesa iniziale!»), con la Hradecka che scappa 4-1 grazie alla potenza dei colpi bimani modello Seles. La Pennetta è in difficoltà, troppo distante dalla linea di fondo e poco aiutata dal servizio. Poi, come spesso avviene nel tennis, la svolta repentina: la Hradecka sbaglia un semplice rovescio, Flavia prende fiducia, entra nel campo, infila cinque giochi consecutivi e chiude 6-4 il primo set. Finita? Tutt'altro. «Ho sbagliato qualche colpo - spiega la brindisina - mi sono irrigidita nuovamente e ho perso campo. Devo imparare a essere più cattiva, a chiudere le partite». E così la ceca scappa nuovamente 4-1. «Recuperare è stato più difficile», confessa la Pennetta, che riaggancia l'avversaria sul 4-4 ma poi spreca l'opportunità di piazzare il break decisivo. Questione di attimi: Flavia prima si conquista il 5-5, poi strappa la battuta alla Hradecka giocando un game aggressivo e infine chiude il match tenendo il servizio a zero. «Era importante vincere il primo incontro, sono davvero felice». E felice lo è anche Francesca Schiavone, scesa in campo sull'1-0 contro la numero uno ceca Lucie Safarova. «Essere in vantaggio dopo il primo match regala tranquillità». Visti il 2-2 nei precedenti, l'incontro della tennista milanese si presentava complicato. Il 6-0, 6-2 finale fotografa invece una partita a senso unico. «Stavo bene e ho giocato un gran tennis - spiega la Schiavone - Giocare davanti a parenti, amici e tifosi italiani è emozionante». Pensare di essere già in finale, però, sarebbe un grave errore: «Restiamo concentrati - avverte capitan Barazzutti - Manca ancora un punto».