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Ma Ranieri già pensa alla Samp

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Claudio Ranieri

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UDINE - «Abbiamo scelto la partita giusta per perdere». Sconfitto e soddisfatto, Claudio Ranieri si regala un finale di stagione fantastico. Neanche un tiro in porta dei suoi, l'Udinese gli ha fatto venire il fiatone, ma alla fine la Roma è uscita un'altra volta indenne. «Adesso avete capito perché volevo giocare il ritorno subito dopo l'andata? L'Udinese sta bene - spiega il tecnico giallorosso - per loro era la partita dell'anno e sapevamo che ci avrebbero fatto soffrire, altro che passeggiata». Obiettivo raggiunto, a maggio sarà ancora sfida con l'Inter e ad agosto di nuovo in Supercoppa. «Sarebbe stato un peccato non giocare la finale dopo aver vinto 2-0 all'andata. L'Inter - riconosce Ranieri - è un'armata bellissima, sono contento se vince in Champions e comunque sono problemi loro. Certo, vorrei vederli meno "famelici", ma non dobbiamo avere paura. Siamo club differenti, con disponibilità economica diversa ma se siamo alla quinta finale in sei anni vuol dire che si può fare calcio anche nel nostro modo. Non illudiamoci, però: i nostri obiettivi dobbiamo conquistarceli da soli. In campionato bisogna pensare a noi stessi, adesso nella nostra testa deve esserci soltanto la Sampdoria senza dire che bisogna vincerle tutte». La dormita collettiva su Sanchez ha rischiato di rovinare i suoi programmi. «Volevo vincerla e ho inserito Vucinic - prosegue Ranieri - ma sono arrivati il gol e l'espulsione. Abbiamo sofferto, cosa che non era successa per 80 minuti. Faccio i complimenti alla squadra di Marino: è incredibile che stia lottando per la salvezza». In campo c'è stata parecchia tensione, soprattutto nel secondo tempo, con lamentele verso Banti da parte di tutti. «L'Udinese ha pressato al limite del regolamento e l'arbitro è stato un po' severo con noi: ci fischiava una punizione ogni dieci per loro. Peccato dover rinunciare a Cassetti in finale». Il 5 maggio dovrebbe toccare a Motta, che da Livorno in poi ha visto solo la tribuna. Ieri Ranieri ha risparmiato cinque titolari, compreso il capitano. «L'ho fatto riposare» spiega l'allenatore, pronto a restituirgli maglia e fascia domenica sera. Chi non esce mai è Burdisso. Titolare su ogni fronte, anche per lui sarà la quinta finale di coppa Italia in sei anni, la prima sulla sponda giallorossa. «Quella Roma - ricorda il difensore - giocava un calcio bellissimo. Ora è un'altra storia, sono squadre diverse. L'Inter è più bella di quella di quattro anni fa, noi siamo più pratici. A loro auguro di vincere la Champions, il fatto che la Roma possa vincere lo scudetto contro i "quasi" campioni d'Euorpa la dice tutta. Sappiamo che dipende solo da noi. Abbiamo una gara difficile, ma anche l'Inter deve stare attenta con l'Atalanta. E poi vanno all'Olimpico con la Lazio». Burdisso ha discusso con Ferronetti, «ma poi mi ha chiesto scusa. Sto imparando a non reagire e io a chi chiede scusa non dico mai no». Ogni riferimento al caso Stendardo-Toni è puramente casuale. 

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