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Arriva il Barça, l'Inter si gioca tutto

Lionel Messi del Barcellona

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 MILANO L'ottimismo c'è. Lo mostra Moratti, quando sostiene che «c'è la tensione giusta, siamo al completo, ci stiamo preparando bene e sarà una bella sfida contro una squadra molto forte, ma siamo forse molto forti anche noi». Lo conferma Mourinho. Uno che non si nasconde, ma sa bene il valore del Barcellona. Prova a mantenere la tensione giusta nei suoi giocatori, senza però trasmettere loro, e all'ambiente, paura o sfiducia. Tutto questo spiega quel «50 e 50» che secondo lo Special one sono le chance che hanno Inter e Barcellona di accedere alla finale di Champions. Perché il Barca è stanco, dopo 14 ore di pullman, ma forte. Soprattutto se riesce a giocare come vuole. «Il possesso palla non mi interessa: se vincerà chi ha più possesso palla abbiamo già perso - ragiona Mou - Nella partita di settembre a Milano per i primi dieci minuti e gli ultimi dieci sono stati superiori, ma per il resto è stata equilibrata. Nella partita di Barcellona nel girone loro hanno dimostrato una grande superiorità, vincendo meritatamente. Ora è passato molto tempo: loro sono bravi com'erano a novembre, noi siamo molto meglio di allora. Tatticamente siamo più compatti, la mentalità in Champions è diversa, la situazione psicologica è totalmente differente. Sappiamo che sarà difficile, ma dubito che loro non siano preoccupati di incontrarci». E infatti Guardiola lo è, anche se, dopo la due giorni di viaggio, si lascia andare a una battuta: «Meno male che affrontiamo l'Inter a Milano: pensate fosse passato il Cska Mosca». Simpatico, Guardiola. Sicuro di sé e dei suoi. Come prova ad essere anche Mou, almeno a parole. «L'Inter - dice - è nella posizione in cui il 99% delle squadre d'Europa vorrebbero essere. Fisicamente ha la condizione di una squadra che gioca 70 partite l'anno, ma chi è arrivato a questo punto ha questi bellissimi problemi da risolvere. Comunque vada questa è una stagione spettacolare, ma per essere soddisfatto ho bisogno di più: non sono mai stato un uomo da quasi. Nella mia carriera ci sono alcuni quasi, ma è più piena di fatti. Possiamo vincere tre o zero trofei: c'è una gran differenza ma è questione di dettagli». Come vincere la Champions, secondo lui. Provando a fermare Messi, che comunque non verrà marcato a uomo perché «non è nella mia cultura», aggiunge Mou. Che schiererà una formazione d'attacco, senza Balotelli ma con Milito, Eto', Sneijder e Pandev.   Forse addirittura con Maicon avanzato a centrocampo e Cordoba dietro a destra. Deve osare, Mourinho. Lo sa, e nessuno meglio di lui è votato a farlo. Per provare ad arrivare alla finale, a Madrid. Dove forse qualcuno, anche in prospettiva, già lo aspetta. «Io allenatore a Madrid? - si chiede Mou - Ho un contratto con l'Inter, il Real ha un allenatore bravo. Non dico altro. Sono troppo occupato a pensare all'Inter per curarmi di queste cose». Ed è vero. Almeno per ora.

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