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Ma finisce in rissa

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MatteoDe Santis L'espulsione di Ledesma è la miccia che innesca la follia. Fallo di Toni, cartellino giallo, accenno di rissa, doppio giallo per Menez e Ledesma. Il centrocampista argentino applaude sarcasticamente: seconda ammonizione, cartellino rosso. Il peggio, però, deve ancora arrivare. Fischio finale di Tagliavento, Perrotta corre, Radu alza volontariamente la gamba e tenta lo sgambetto. Perrotta se ne accorge e torna indietro. Non è il solo, se accorgono tutti gli altri: il «capannello» è servito. Accorrono tutti, laziali e romanisti, senza fare distinzioni. Mexes, De Rossi e Vito Scala tentano di fare da pacieri, ma è inutile. L'incendio è ormai appiccato, le fiamme divampano. Tutte e due le panchine si riversano in campo. Tutta la Roma e tutta la Lazio, con annessi dirigenti e uomini del servizio di sicurezza. L'Olimpico diventa un saloon, dove il confine tra chi tenta di calmare gli animi e di regolare dei conti in sospeso è molto labile. Baronio e Totti sono nell'epicentro. Volano parole grosse, qualcuno dice anche di aver sentito il primo rivolgere un «sei finito» al secondo. Julio Sergio si disinteressa di tutto ed è il primo a scappare verso la Sud, gli animi si calmano per qualche secondo. Totti regala il bis del gesto del pollice verso, qualche laziale non la prende bene. In serata il capitano, dal proprio sito, chiede scusa («mi sono lasciato travolgere dall'atmosfera caldissima del trionfo, non volevo comunque offendere nessuno»). Intanto sei ispettori della Procura Federale annotano tutto nella loro relazione: martedì il Giudice Sportivo leggerà e prenderà i provvedimenti del caso. Nessun contatto, per fortuna, negli spogliatoi. Solo scaramucce verbali: prima Lichtsteiner e poi Ledesma, mentre esce con Muslera, si «appiccicano» con un membro del servizio di sicurezza della Roma. Basta così.

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