Il luogo che tutti vorrebbero visitare almeno una volta nella vita.
Romapatria dello statale assistito. E nello sport per quanto tempo ci hanno quasi convinti di essere figli di un Dio minore? Fuori dal grande giro. Semmai folkloristici, come quei polacchi che ai Fori si fanno fotografare dai turisti vestiti da centurioni romani. Milano capitale morale e Torino industriale. Tutte e due le città leader perfino del calcio. Ma adesso sono loro che guardano al passato. Roma è capitale non perché lo ha deciso il governo, ma perché qui si è spostato, oltre a quello politico, il potere economico. Perché si è messa a produrre tanto da diventare una locomotiva nello sviluppo. Certo grazie al turismo. Ma anche di quella passione che i romani hanno saputo mettere in quel che fanno. Come nel calcio. Dove trovate voi in Italia un luogo che viva un derby calcistico con la stessa passione? Coinvolgente, contagiosa anche per quanti che sportivi non sono? Succede qui. Dove i giapponesi di passaggio hanno comprato la bandierina e la maglia di Totti. Dove il ponentino non incoraggia più la pennichella, ma è solo un sollievo che madre natura ci ha regalato. Ci spiace se a Milano o Torino non ce l'hanno, se passano dal gelo all'afa con la stessa facilità con cui alcuni politici della seconda Repubblica cambiano partito. Ci spiace (mica tanto ad essere sinceri) se guardando la domenica sportiva adesso devono parlare di Roma e della Roma. Se quell'antipatico di Mourinho a «zeru tituli» rischia di restarci lui. Ci spiace che voi freddi padani non sapete entusiasmarvi, appassionarvi, emozionarvi come accade lungo le rive del Tevere. Ci spiace se qui si vive meglio. Soprattutto se abbiamo imparato a vincere. Ci spiace se per il mondo l'Italia è soprattutto Roma. Anzi se conoscono l'Italia è perché c'è Roma. Stavolta l'invidia la regaliamo ai milanesi. Forse a loro, in fondo, piacerebbe essere romani.